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di Andrea Caldart- Sottotraccia e senza troppa pubblicità, è oltre un mese che Usa e Russia, hanno attivato una linea diretta per arrivare al negoziato di pace che vada a chiudere il conflitto in Ucraina.

www.quotidianoweb.it   - E proprio mentre si iniziano a trovare dei punti condivisi dove, lucidità e freddezza, sono gli elementi essenziali per usare la ragione e la consapevolezza, piovono missili i quali sembrano più atti a destabilizzare i nervi dei negoziatori.

Verificare un contesto è la regola principale per conoscere un fatto, non farsi prendere dal nervosismo di voler attaccare per forza e mantenere l’ostilità.

Per qualche ora il 15 novembre, si è temuto il peggio, cioè l’innesco di una guerra nucleare mondiale con il missile caduto nella fattoria a Przewodow a 10 chilometri dal confine ucraino e, soprattutto di tornare indietro al 1915, quando l’Europa si divise e scoppiò la Prima guerra mondiale.

Subito l’opinione pubblica del mondo parla di “missile russo” senza nemmeno aspettare di conoscere il fatto.

Passano 12 ore nelle quali, gli “esperti più titolati della comunicazione”, si lanciano in ogni invenzione possibile, ma poi arriva la notizia, quella vera da parte di ufficiali inglesi, statunitensi, tedeschi, ecc… che questo tipo di arma, dall’analisi dei detriti raccolti, appartiene ad entrambi gli schieramenti.

Le dichiarazioni sulle osservazioni dei resti, da parte dei tecnici non hanno lasciato dubbi a nuove congetture perché, è un’arma in dotazione e a disposizione ai due eserciti fin dal 1978.

La ricognizione tecnica ha inoltre dimostrato che, la poca carica che portava il missile poteva essere solo utile per abbattere o un aereo, o un altro missile e quindi non poteva essere sparato dai russi perché la distanza delle batterie russe è molto più arretrata.

Tutto questo è indispensabile per unire i punti che servono a contestualizzare i fatti prima di lanciare subito tesi e accuse.

Solo poco tempo fa, Zelensky chiedeva alla Nato, “attacchi preventivi”, richiesta assolutamente irricevibile e questo, con ogni probabilità, potrebbe essere sembrato come un tradimento negli ambienti ultranazionalisti ucraini.

Da quel momento le richieste di Zelensky a Biden si sono fatte sempre più insistenti e pressanti, fin tanto da far perdere la pazienza proprio al suo sponsor principale.

Non solo, l’appetito “dell’attore Nato” per le armi, sta infastidendo anche gli alleati degli Usa, e qualcuno comincia a riflettere che, proseguire su questa strada, ben presto, diminuiranno le scorte di difesa dei Paesi occidentali, portandoli ad essere perciò maggiormente vulnerabili

La chiarezza che si sta delineando ora traccia due strade; una è quella della “guerra ad oltranza” l’altra della “pace possibile”.

Dovrebbe essere abbastanza chiaro che, i democratici esportatori di democrazia, ci hanno fatto capire che, hanno armato un manipolo di “nazistelli” nell’est Europa, per le loro mire espansionistiche e ora, non riescono più a gestirli.

Cari signori, la vostra coglionaggine suprematista oggi è ben visibile a tutti perché il problema, non è l’aver aperto il vaso di pandora, ma le conseguenze che ne deriveranno nel richiuderlo.

Infatti, la pace che si sta trattando, dovrà anche garantire una nuova stabilità geopolitica, perché troppe armi sono sparite in questo conflitto e, di questi esaltati purtroppo, ne circoleranno in Europa grazie all’eredità di questa guerra.

L’integrità territoriale questa volta, dovrà riguardare l’Europa perché non vorremmo che questa guerra sia servita allo sdoganamento dei nazistelli quali “Combattenti per la libertà”, formula ampiamente usata dagli uomini di Osama Bin Laden fin da quando combattevano contro l’esercito sovietico in Afghanistan.

Questo conflitto tra Russia e Ucraina, ha marcato la crisi dell’imperialismo euroatlantico, che deve lasciare l’Europa agli europei e forse anche per voi, con le vostre armi e missili, è venuto il momento di “Go Home”.

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