Per la settimana nazionale della protezione civile si è tenuto questa mattina in Piazza Mentana uno stand informativo presieduto dal Comune della Spezia in collaborazione con A.Ge.Pro e Croce Rossa Italiana, al fine di condividere la cultura della protezione dei rischi e illustrare le buone pratiche di protezione civile.
Negli stand allestiti oltre ai mezzi di protezione civile è stata resa disponibile la visione del piano comunale di emergenza, cartografie delle aree di rischio e d’attesa, di ricovero e di ammassamento, mentre sono state proiettate immagini e video relativi alle procedure di buona tecnica di autoprotezione.
All’ordine del giorno c’è la divulgazione di una vera e propria cultura dell’autoprotezione, che ancora risulta un punto fondamentale da affrontare in un territorio in cui le catastrofi naturali sono ormai entrate a far parte del quotidiano.
Il fine è quello di “stimolare le persone ad adottare tutte quelle tecniche di autoprotezione, semplici ma efficaci” dichiara Stefano Vacconi, volontario e geometra della protezione civile.
Le misure di sicurezza partono dalla necessità di fruire delle informazioni attraverso le fonti istituzionali, a cui affidarsi per comprendere il possibile disagio e lo stato di allerta meteo, e di seguito mettere in atto i comportamenti adeguati di autoprotezione tra cui: non dormire nei piani seminterrati ed evitare di soggiornarvi; proteggere i locali che si trovano al piano strada e chiudere le porte di cantine, seminterrati o garage solo se non ci si espone a pericoli.
È inoltre necessario individuare qual è il luogo sicuro in cui recarsi in caso di emergenza nelle proprie zone di residenza. Un’altra misura di sicurezza che viene raccomandata da Vacconi è quella di tenere in casa una borsa d’emergenza, nella quale inserire delle bottiglie d’acqua, delle coperte, dei medicinali e possibilmente del cibo in scatola.
Il rischio che ancora si corre è quello dello scetticismo rispetto alle allerte meteo, che non vengono accolte con l’adeguata prudenza. Il prefetto della Spezia, Maria Luisa Inversini sofferma l’attenzione proprio su questo punto, affermando che si ragiona ancora troppo per stereotipi seguendo il colore dell’allerta, senza però attuare davvero le misure di sicurezza previste. “La necessità è quella di imparare a comportarsi nel caso in cui si verifichi un problema idrico” afferma “ci sono eventi recenti che ci fanno dire che certe cose non sono prevedibili; quindi, bisogna saper agire nel caso in cui queste si verifichino”.
L’associazione A.Ge.Pro, Croce rossa e Protezione civile hanno presentato nel 2021 uno studio sul modello Liguria di interventi e problematiche legate alle situazioni di emergenza relative alle inondazioni. Nel piano sono state identificate le problematiche legate al territorio ligure ed emerge che in caso di inondazioni l’entrata di acqua nelle abitazioni si verifica in tempi velocissimi rispetto ad altre zone d’Italia.
Lo studio ha inoltre mappato tutte le zone a rischio idrico e identificato tutte le zone di ammassamento e concentrazione di persone, individuando un posto sicuro in ogni zona, in cui recarsi in caso di disagio. Gli sforzi per aumentare la divulgazione sull’autoprotezione sono stati messi in atto oltre che nelle piazze, anche nelle scuole medie della città.
Se è vero che l’autoprotezione è necessaria è altrettanto vero che gli interventi di messa in sicurezza dei territori sono compito delle istituzioni e metterli in atto è un dovere. Infatti, per quanto riguarda la progettazione servono ingeneri e società di geologici, che devono introdurre un piano di rimessa in sicurezza del territorio.
Questo comporta risorse economiche che spesso non sono messe a disposizione e che quindi creano un ulteriore disagio. Si è parlato negli scorsi anni, racconta ancora Vacconi “di uno scolmatore da immettere a Vernazza e Monterosso”, il che comporterebbe una spesa di circa 15-18 milioni di euro solo per una zona. Altre problematiche sono quelle del corso d’acqua del fiume magra che sta modificando il proprio letto e avvicinandosi sempre di più alle aree residenziali, come Ponzano Magra o di Albiano Magra, zone in cui il fiume sta erodendo vaste porzioni di territorio. Per far fronte a questo disagio ci sono strumenti programmatori che si chiamano piani di bacino che devono però essere attuati.
L’appello di oggi è quindi la divulgazione di una cultura dell’autoprotezione, grazie alla quale le misure di sicurezza entrino a far parte del quotidiano col fine di imparare ad adeguare il nostro comportamento alle situazioni di necessità che possono verificarsi.