Le carenze di personale si fanno sentire: dalle liste di attesa, alle inenarrabili vicissitudini dei pazienti al Pronto Soccorso. I disagi sono oramai diffusi su tutto il territorio nazionale.
In Liguria, è di qualche giorno fa la notizia che al S. Martino sono stati sospesi gli interventi programmati.
La Regione Liguria quindi non è stata da meno nel trend negativo.
Anni di tagli ai servizi, di sottofinanziamento del personale, di scelte apertamente indirizzate a seguire il modello lombardo ospedalocentrico, con soddisfazione della sanità privata, addirittura consegnando a questa tre ospedali nel ponente ligure; di distribuzione dei farmaci per conto tramite le farmacie private che ci è costata nel 2020 54 mln di euro (+4,5 mln rispetto 2019).
L’opposizione in Consiglio Regionale, d’altro canto, appare in beata serenità … risvegliandosi, particolarmente a ridosso delle compagne elettorali, con le solite promesse (mai finora attuate) di scenografiche e non risolutive manifestazioni di massa.
Noi proponiamo una soluzione, già adottata in altre Regioni e normata di recente.
La possibilità di prorogare (dopo l’esperienza della fase emergenziale pandemica) l’assunzione in servizio di medici in pensione fino al dicembre 2023, con contratti di 6 mesi e ad un prezzo di 60 euro l’ora (sicuramente più economici rispetto ai costi versati attualmente alle cooperative private).
La soluzione è già stata adottata dalla Regione Puglia che, in questi giorni, ha diramato una circolare alle ASL pugliesi per procedere all’assunzione di personale con tali modalità.
Si tratta – e lo sappiamo bene – di una soluzione non risolutiva della grave situazione in cui versa la sanità ligure, soprattutto per deficit di personale. Ma sicuramente è una risposta alle urgenti necessità dei cittadini.
Confidiamo che anche all’appello ligure seguiranno le disponibilità dei sanitari dei nostri territori, ma certamente è la Regione che deve prima di tutto provvedere a disciplinare questo tipo di assunzioni e poi le ASL liguri a darvi corso.