E’ indispensabile aprire un canale di attenzione sul carcere di La Spezia, oggi maggiormente subissato da eventi critici prodotti da detenuti che rischiano di mandare il sistema in default. – questo è quanto comunica il SAPPe Liguria per tramite del segretario Lorenzo – pochi giorni fa nell’istituto è avvenuto l’ennesimo episodio prodotto da un giovane detenuto straniero con presunti problemi psichiatri, di difficile gestione, il quale in preda a una crisi isterica ha distrutto la propria cella. Detenuti questi – commenta il SAPPe – che non possono stare dietro le sbarre ma andrebbero curati in appositi centri, ricordando che oggi non esistendo più i manicomi giudiziari, costoro restano in carcere con tutte le problematiche connesse. Il carcere, quindi, se deve essere l’alternativa agli ex manicomi giudiziari, bisogna che garantisca anche un’adegua assistenza sanitaria.
Da un nostro sondaggio, da Gennaio a oggi la Polizia Penitenziaria della Spezia ha dovuto confrontarsi con: 32 episodi autolesionismo, 5 aggressioni al personale, 3 manifestazioni di protesta collettiva, 1 decesso, 4 tentativi di suicidio, 17 invii urgenti in ospedale oltre alla tentata evasione di qualche giorno fa da parte di un detenuto, la Polizia Penitenziaria ha rinvenuto vari telefoni cellulari e sequestrato stupefacenti
Numeri che dovrebbero far catalizzare una maggiore attenzione da parte del Provveditorato regionale, responsabile delle carceri liguri che ha sede a Torino, (purtroppo il Provveditorato della Liguria è stato soppresso spostando le competenze su quelli piemontese) richiedendo una maggiore assistenza sanitaria oltre ad una congrua assegnazione di personale oggi in carenza di circa 20 unità.
Come SAPPe riteniamo che sia quanto mai urgente aprire, con l’amministrazione penitenziaria, un tavolo di confronto sulle problematiche di La Spezia, è un errore indugiare ulteriormente. Il penitenziario deve entrare a far parte anche dell’interesse politico intervenendo, ad esempio, sul perché alla Spezia non vengono assegnati nuovi agenti, non tolleriamo più – conclude LORENZO – che le responsabilità di un sistema fatto di rattoppi ricadano sulla Polizia Penitenziaria.