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Addio ad Arrigo Antonelli, erede degli "Olivetti cattolici" di Spezia

Don Luca Palei, nella celebrazione funebre, lo ha definito "un gigante di carità e di ingegno.

Se Adriano Olivetti è passato alla storia come l’industriale attento alle esigenze sociali dei suoi dipendenti, a Ivrea ed altrove, non sempre si ricorda che nella Spezia del primo Novecento, in quegli anni successivi all’enciclica “Rerum Novarum” in cui la città stava crescendo in modo straordinario, due imprenditori anticiparono l’impostazione di Olivetti e lo fecero proprio alla luce dei principi sociali cristiani: erano Carlo Vaccari, fondatore dell’onomino stabilimento ceramico di Ponzano Magra, e Fausto Baratta, ufficiale di Marina e ingegnere, che realizzò gli acquedotti di acqua potabile per la città di Spezia e poi per molte zone della Lunigiana e della Versilia.

Entrambi vollero che presso gli impianti industriali delle loro aziende venissero realizzate non solo case operaie, ma anche chiese per i dipendenti e per le loro famiglie.

A Fornola, lungo l’Aurelia, si vede ancora la piccola chiesa fatta costruire da Baratta vicino ai pozzi di prelievo.

Oggi vale la pena ricordare quella bella stagione imprenditoriale dal momento che, mentre da poche settimane è diventato vescovo a Massa fra Mario Vaccari, pronipote di Carlo, mercoledì scorso, nella chiesa spezzina di Nostra Signora della Neve, sono stati celebrati i funerali di Arrigo Antonelli, a sua volta nipote di Baratta e presidente della Società Acquedotti Tirreni.

“Un gigante di carità e di ingegno” lo ha definito all’omelia il direttore della Caritas don Luca Palei, che ha celebrato insieme al superiore di Gaggiola fra Gianluigi Ameglio e al parroco salesiano don Mirko Mochi. La chiesa del resto era gremita di persone, nonostante la mattina di un giorno feriale. Presenti, tra gli altri, i dipendenti in servizio o in pensione dell’azienda, “esclusi quelli in turno - ha osservato commosso il figlio Ettore -, perché lui non avrebbe voluto”.

La famiglia e l’azienda sono stati cardini di una vita lunga, quasi novant’anni, caratterizzata dalla mancanza assoluta di ostentazione ma anche dalla genersotià e dall’impegno a tutto campo: dall’Ucid, l’Unione cristiana imprenditori e dirigenti, all’Accademia “Capellini”, della quale era accademico e cancelliere, sempre sulle orme del nonno, e ad altri sodalizi. Il seme di autentico cristianesimo sociale gettato nel tempo dagli “Olivetti spezzini”, in realtà, dà ancora frutto.

(Testo: Egidio Banti)

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