Nell'immensa bibliografia della II Guerra Mondiale è veramente parecchio il materiale che riguarda l'Armistizio dell'otto settembre 1943 (firmato in realtà il giorno 3 settembre a Cassibile, in Sicilia), armistizio che come sappiamo non andò a chiudere l'esperienza bellica nazionale, in quel conflitto tragico e devastante.
In quei giorni di confusione, la base navale della Spezia rappresentò una grandissima preoccupazione per tutti. Per l'Italia, perché qui erano conservate in pressoché assoluta efficienza le migliori navi del tempo e nelle clausole armistiziali, già comunicate sin dalla fine dell'agosto ai nostri vertici politici e militari, il ruolo della nostra Flotta aveva un valore importantissimo.
Lo aveva quindi per gli Alleati, che desideravano ad ogni costo impossessarsi delle nostre navi, o controllandole direttamente o, in qualche modo, governandole tatticamente nelle forme che sarebbero state stabilite dopo la firma dell'Armistizio.
Ma lo aveva anche per i Tedeschi, che tentavano di avvicinarsi alle nostre navi con richieste dirette ed esplicite nell’Agosto 1943, motivandole col bisogno di difenderle da quello che era ancora il comune nemico e dal rischio di uno sbarco imminente (poi avvenuto a Salerno nel settembre con l'Operazione Avalanche, mentre i tedeschi temevano che avvenisse sulla sponda sinistra del Magra).
E questo tentativo di entrare in forza a Spezia per i germanici era prioritario sin dal 26 luglio, giorno della ufficializzazione della crisi del Fascismo e dell'arresto del Duce, perché essi avevano ben compreso che il passaggio del comunicato del nuovo capo del Governo, il militare Badoglio, con il quale si dichiarava ‘’...la guerra continua’’, era strumentale, al solo scopo di ottenere tempo per capire come uscirne ‘’nel migliore dei modi’’.
Nei libri (due, testo e documenti storici) di Francesco Mattesini, stampati a cura dell'Ufficio Storico della Marina, dal titolo ‘’LA MARINA E L'8 SETTEMBRE’’, sono riprodotti molti documenti del tempo e tanti di questi ruotano sulla piazzaforte spezzina. Molto spesso la fonte dei documenti è SUPERMARINA, la centrale strategica di controllo della Flotta, posta a Roma.
Ad esempio, il Promemoria 35 di Supermarina, oggetto: ‘’composizione, dislocazione, ed efficienza della flotta’’ così descrive la base spezzina:
‘’La squadra da battaglia di Spezia (nei testi del tempo, la Marina ometteva sempre il ‘’LA’’ al nome della nostra città...) è costituita da un nucleo principale di primissimo ordine: basti osservare che di corazzate del tipo ROMA (40.000 tonnellate, cannoni da 381, velocità 30 nodi, fortissima protezione) l'Inghilterra possiede solo quattro esemplari pronti e gli USA due...’’
Sono inoltre citati molti dispacci di SUPERAEREO, analoga centrale in questo caso dell'Aeronautica, che richiama in continuazione il ruolo degli apparecchi di stanza a Sarzana (Luni in realtà) per la copertura aerea della flotta navale. A causa dell'assenza concreta di questa copertura, frutto della confusione nella gestione delle ore più delicate da parte dei Comandi romani, fu più semplice il lavoro degli apparecchi dell'aviazione tedesca, subito a caccia delle Navi degli ex alleati italiani.
I documenti di un certo interesse, sicuramente nazionale ma anche spezzino, non sempre ricordati, sono parecchi: come quello del 6 settembre 1943, siglato dal Gen. Ambrosio ed indirizzato al Gen. Castellano: con esso si assegna alla FNB (Flotta Navale da Battaglia) di Spezia il compito di scortare il re, Vittorio Emanuele III ed il suo seguito, diretti in Sardegna, subito dopo l'ora X (ovvero, la diffusione dell'avvenuto armistizio). Come è noto il re non andrà in Sardegna via Spezia, ma andrà da Roma verso Pescara via terra, nella notte dell'8 settembre, e da lì raggiungerà Brindisi con la nave 'Baionetta', dando così vita al Regno del Sud.
Abbiamo citato l'interesse dei Tedeschi per la base navale spezzina: già il 21 agosto 1943 la 305° Div. di Fanteria tedesca lascia Sestri Levante per Sarzana, attraversando la piazzaforte spezzina. Non si ferma, ma gli accordi avevano indicato che neppure avrebbe dovuto transitare. In una lettera chiaramente indicatrice della confusione del momento, l'Ammiraglio di squadra comandante in capo del Dip.to Marittimo Alto Tirreno, Giotto Maraghini, scrive al Ministro della Marina (De Courten) testualmente, in merito a questi movimenti di truppa tedesca: ‘’...è stato dato l'ordine (...) di porre reparti nei vari passi degli Appennini per impedire a nuove forze tedesche di scendere a Sud (..ed eravamo ancora alleati, NDA!);il gen. Gorlier ha chiesto spiegazioni sul significato di impedire...’’
Ed il Feldmaresciallo Rommel stesso si interessò, sempre verso il 20 agosto, presso l'OKW (il controllo dell'intera macchina bellica germanica) di conoscere la dislocazione delle truppe tedesche nel settore Genova-La Spezia. L'OKW girò agli alleati italiani la richiesta della Volpe del deserto e il gen. Rossi così rispose: ‘’...la difesa della piazza Marina Militare (spezzina) è affidata alle truppe italiane, alla dipendenza esclusiva di comandi italiani’’.
I Tedeschi si dissero delusi dell’atteggiamento italiano e, nel Diario di Guerra dell'OKW, il ruolino della cronologia bellica, scrissero: ‘’...è del tutto insoddisfacente ...sono state respinte tutte le proposte tedesche... ‘’ riferendosi alla possibilità di arrivare con cinque divisioni di Fanteria dentro Spezia.
Ma il 30 agosto 1943, alle 17,45, i Tedeschi avevano già diffuso il piano di controllo del territorio quando, essi ne erano certi, gli Italiani avrebbero cercato di uscire dalla guerra: fra le indicazioni, ferree, volute personalmente da Adolf Hitler, si legge: ‘’ ..occupazione di Genova, Spezia e Livorno, nonché di Trieste, Fiume e Pola...’’ I giorni passano, a Cassibile il Gen Castellano firma l'armistizio e si fa di tutto perché i Tedeschi non lo sappiano: ma il segreto non consente nemmeno agli alti gradi della Marina, per esempio, di sapere cosa si sta decidendo e di progettare le conseguenti attività.
Il 4 settembre una nota dello Stato Maggiore dell'esercito annullò il precedente ordine con il quale si doveva impedire l'ingresso o il transito di truppe tedesche nella piazza spezzina! Il caos è prossimo, la volontà di arrendersi agli Alleati senza farlo sapere ai Tedeschi causerà una serie di omissioni molto importanti; il risultato è noto e comporterà, fra le altre situazioni, la fine tragica della Nave Roma.
L'Ammiraglio Bergamini, che aveva issato nel porto militare spezzino le sue insegne di Comandante in Capo sulla RN ROMA, fu fino all'ultimo compresso da emozioni, sentimenti ed ordini contradditori: gli Alti Comandi della Marina, che fino a poche ore prima erano pronti a partire verso Sud per affrontare la già individuata Flotta Alleata in procinto di sbarcare a Salerno, ragionarono anche sulla opportunità di autoaffondare tutte le Navi, attraverso la diffusione di un radiomessaggio convenzionale che avrebbe riportato questo testo: ‘’RACCOMANDO MASSIMO RISERBO’’.
Alla fine prevalse la scelta di consegnare la Flotta agli Alleati, come richiesto espressamente nelle condizioni dell’Armistizio, al fine di ‘’migliorare’’ il trattamento che i vincitori avrebbero riservato al Paese nello scenario post bellico.
E’ noto che la Flotta lasciò i moli spezzini solo alle ore 2,25 del mattino del 9 Settembre e, una volta riunita con le Navi provenienti da Genova, iniziò a dirigersi verso La Maddalena, dove Bergamini aveva intanto accettato di dirigersi, dopo avere parlato col Ministro De Courten.
Ma proprio la ritardata partenza da Spezia avrebbe esposto alla caccia aerea tedesca la nostra Flotta da Battaglia: gli Alleati, durante la presentazione delle condizioni armistiziali ai Generali italiani Castellano e Zanussi, avevano ripetuto che la Flotta avrebbe dovuto salpare nelle prime ore della sera, al fine di poter essere già raggiunta, una volta sorto il sole del nuovo giorno, dalla copertura aerea Alleata che, in quei primi giorni di Settembre, poteva alzarsi solamente dagli aeroporti dell’Italia meridionale, la sola zone del Paese già in loro controllo.
Numerosi aerei, nelle ore del mattino del giorno 9, vennero avvistati sul cielo della Flotta: alcuni erano velivoli Alleati, per la verifica del rispetto delle condizioni armistiziali; altri tedeschi.
Alle 15,10 del 9 Settembre arrivò un allarme aereo, mentre le Navi si trovavano al largo dell'Asinara ed avevano da poco ricevuto l'ordine – da parte di Supermarina, ancora in grado di trasmettere- di non approdare alla Maddalena, nel frattempo presa dai Tedeschi, e di andare verso Sud. E come è ben noto, poco prima delle 16 la RN ROMA venne colpita da due bombe teleguidate, ordigni usati per la prima volta in azione solo 14 giorni prima.
La estrema precisione derivante da questa tecnica spinse le bombe dentro la nave: la prima passò la Roma da parte a parte ed esplose in mare, sotto la chiglia, causando severissimi danni; con l'equipaggio impegnato a lavorare sui danni appena causati, la seconda scoppiò dentro il deposito delle munizioni e fece praticamente staccare, con l'esplosione, l'intera torre dei cannoni e la plancia di comando.
La nave affondò alle 16,12 dopo essersi spezzata in due; caddero l'Ammiraglio Bergamini ed altri 85 Ufficiali, 175 Sottufficiali, 992 uomini: oltre il 78% degli imbarcati.
Altri 26 uomini morirono dopo essere stati recuperati dalle altre navi del gruppo, fra quelle partite da Spezia e Genova. Le navi superstiti della Flotta faranno rotta verso Bona, mentre alcune navi del gruppo Mitragliere, raccolti i naufraghi, raggiunsero le Baleari ed attraccarono a Minorca poco dopo le 8:00 del giorno 10 settembre.
La Spagna, paese neutrale, osservò le regole internazionali e, dopo 24 ore di sosta, navi e uomini vennero internati: sarebbero ripartiti dopo complicatissimi accordi fra gli Alleati, l'Italia del Regno del Sud e Francisco Franco soltanto il 15.1.1945, sedici mesi dopo. Raggiungeranno allora la flotta navale da battaglia alleata, come cobelligeranti, per gli ultimi mesi del conflitto. (Dei mille militari internati alle Baleari solamente venti optarono per aderire alla repubblica di Mussolini in un referendum promosso dal consolato fascista, e rientrarono prima degli altri).
Quella notte, dunque, partivano da Spezia più di 1200 marinai destinati alla morte per colpa di tanta disorganizzata approssimazione: il suolo italiano toccato per ultimo, prima di andare incontro al fatale destino, è stato quello spezzino; gli ultimi momenti di svago -per molti di questi uomini- furono vissuti nella nostra città, che immagino nei locali vicini al porto, nei giardini cittadini, o da un fotografo per uno scatto da spedire a casa...
La stessa sera del 9 settembre la 305° tedesca entrò in Spezia ed in Arsenale, senza alcuna opposizione, anche se recentemente è stato comunque ricordato che il ruolo delle truppe Italiane poste intorno alla città fu sicuramente importante perché la loro presenza, rallentando i movimenti tedeschi, aveva permesso alla Flotta di salpare indisturbata, benchè troppo tardi, dai moli.
In Viale S.Bartolomeo restò al suo posto la Decima Mas, ma è tutta un'altra vicenda.
Dunque, la Flotta Navale da Battaglia italiana era concentrata in quel tempo soprattutto sulla base spezzina, come ogni documento del tempo conferma, e come affermavano, chiedendone il totale controllo, sia lo stesso Hitler, sia l'Ammiraglio Cunningham, il comandante britannico dello scacchiere navale alleato nel Mediterraneo.
Sono passati da allora 78 anni: come ogni 8 Settembre, penso a quanti ragazzi e uomini hanno trascorso il loro ultimo giorno di vita, nell’incertezza del momento, proprio nella mia città, che tanto è legata per storia e vicende umane alla Marina Militare: ricordarli in questa giornata mi pare necessario, doveroso, giusto.