L'isola del Tino fu abitata sin dall'antichità e molte sono le tracce e i reperti del passaggio dell'uomo sulla sua superficie, ancora oggi visibili e visitabili. Così muri, pavimentazioni, cisterne romane, edifici sacri, monete, armi, epigrafi, lastre tombali, tombe, terrecotte e ceramiche raccontano di una vita intensa di cui si ha memoria anche in molti documenti scritti.
Una nuova pagina verrà scritta nei nei prossimi giorni, grazie ai nuovi scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza e diretti dall'archeologa Aurora Cagnana.
"Esprimo sincera soddisfazione per l'inizio dei lavori di scavo che potranno in prospettiva ampliare l'offerta culturale dell'Isola affidata alla responsabilità della Marina Militare", commenta l'ammiraglio di Squadra Comandante Marittimo Nord Giorgio Lazio, a cui va il sentito ringraziamento da parte della Soprintendenza e del territorio, per il suo costante impegno nel preservare e tutelare l'isola facendola diventare isola laboratorio di ricerca e di solidarietà.
"Tre anni fa sembrava un grande risultato il ritorno dei reperti archeologici all'isola del Tino. Ora abbiamo nuovi scavi e grandi restauri. Abbiamo operato perché questo accadesse con determinazione e sinergie straordinarie tra Soprintendenza, Marina Miltiare e volontariato: una nuova importante avventura inizia per l'isola di luce, da far conoscere e condividere con gli studenti, in primis, e con tutte le persone che la visiteranno", dice la presidente dell'associazione "Amici dell'isola del Tino odv" Elisabetta Cesari, da anni impegnata, collaborando con la Soprintendenza e con la Marina Militare, a favore dell'isola, per la sua salvaguardia e per farla conoscere insieme al Cai e ad altre associazioni a scuole e a organizzazioni che ne facciano richiesta alla Marina Militare.
La campagna di scavi archeologici
Dal 23 agosto al 24 settembre si svolgerà una campagna di scavi archeologici sull'Isola del Tino. L'intervento è finanziato dal MIC (Ministero della Cultura) tramite la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti, Paesaggio della Città Metropolitana di Genova e la Provincia di La Spezia.
L'importo di 50.000 euro (lordi, comprensivi di tutto) era stato richiesto dall'ex Soprintendente Vincenzo Tiné, ed è stato confermato dall'attuale dirigente arch. Manuela Salvitti con il pieno accordo del dott. Luigi Gambaro, archeologo responsabile del Comune di Porto Venere. Lo scavo si svolgerà sotto la direzione scientifica della dott.ssa Aurora Cagnana, archeologa in servizio presso la stessa Soprintendenza. Un'équipe di sei archeologi parteciperà ai lavori, col coordinamento sul campo del dott. Luca Parodi, della Ditta "Viarengo e Tiscornia".
Queste ricerche non sarebbero state possibili senza il prezioso aiuto della Marina Militare e in particolare dell'Ammiraglio Giorgio Lazio, del Comandante Roberto Palì, del Comandante Alessandro Cirami e della dott.ssa Elisabetta Cesari, presidente dell'associazione "Amici dell'isola del Tino odv". Non una semplice collaborazione 'di rito', fra enti dello Stato e volontariato, ma molto di più, perché hanno sempre dimostrato un autentico interesse per la storia dell'isola.
Lo scopo della campagna di scavi è duplice: 1) conoscere meglio e in modo più approfondito la storia più antica dell'occupazione dell'isola. A tale scopo si indaghera l'area sottostante il monastero romanico, dove si trovano i resti di diverse strutture murarie, alcune ancora enigmatiche per funzione e datazione. A tale scopo, oltre alla ripulitura dell'area, si prevede anche lo spostamento di resti murari crollati, mai rimossi durante gli scavi degli anni Cinquanta eseguiti da Leopoldo Cimaschi dell'Istituto di Studi Liguri e del 1987, eseguiti da Alessandra Frondoni, dell'allora Soprintendenza Archeologica. L'ipotesi è che al di sotto di questi ingombranti manufatti si possano trovare stratificazioni archeologiche 'intatte' nel senso che non sono state mai scavate prima.
2) Le nuove conoscenze che si spera di acquisire avranno come scopo l'organizzazione di un'area archeologica più ricca e più agevole di quella attuale, dato che l'ingombro dei crolli in posto pone diversi ostacoli ai visitatori. L'eventuale ritrovamento di ulteriori reperti verrà certamente ad arricchire l'Antiquarium archeologico allestito nel 2018 nei pressi del Faro.