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Borseggiatrice sui treni accumula una fortuna: patrimonio sequestrato dai Carabinieri In evidenza

 

I carabinieri della stazione di Riomaggiore sequestrano conti correnti, beni mobili registrati e beni immobili in esecuzione di misura di prevenzione patrimoniale.

I carabinieri della compagnia della Spezia, coadiuvati da quelli del comando provinciale carabinieri di Genova e del 6° battaglione carabinieri “Toscana”, nella giornata di ieri hanno dato esecuzione all’operazione denominata “Scilla e Cariddi” derivata dalla misura di prevenzione patrimoniale emessa dal tribunale di Genova – sezione misure di prevenzione e disposta dal pubblico ministero, sostituto procuratore distrettuale della repubblica presso il tribunale di Genova, dottor Federico Manotti.

 

La misura è scaturita a seguito di attività investigativa protrattasi dal 2019, condotta dalla stazione carabinieri di Riomaggiore nell’ambito della quotidiana azione di contrasto ai borseggi sulla tratta ferroviaria delle Cinque Terre.

Come noto, nei periodi di maggior afflusso di turisti, le stazioni ferroviarie e i treni che percorrono il litorale delle Cinque Terre sono afflitti dal fenomeno dei borseggi, durante i quali, i turisti, vengono derubati dei portafogli e, quindi, del denaro contante e dei documenti; la perdita dei documenti costituisce inoltre un grande disagio soprattutto per quei turisti stranieri i quali si vedono la vacanza rovinata dal pensiero di avere difficoltà a fare rientro nei Paesi di residenza.

La stazione carabinieri, da molti anni impegnata ad eseguire servizi mirati per fronteggiare il fenomeno, ha identificato e studiato il modus operandi di alcune cittadine di etnia Rom le quali, approfittando della calca di turisti, riescono a sfilare i portafogli ai turisti. Come notato dai carabinieri, le donne impegnate ad individuare le vittime, si confondono con i turisti vestendo abiti comuni; alle volte, per passare inosservate, le donne operano in stato interessante in modo da ridurre il livello di allerta delle potenziali vittime.

Proprio le fasi di studio del fenomeno negli anni hanno permesso ai carabinieri di Riomaggiore di concentrare l’attenzione su una donna di etnia Rom, residente a Genova unitamente al nucleo familiare. La stessa era stata spesso notata nelle zone dei borseggi in compagnia di altre donne. Deferita in stato di libertà anche dai carabinieri di Riomaggiore, a seguito di approfondimenti, è risultata avere 24 “alias” che nel tempo le hanno permesso di eludere controlli di polizia più approfonditi e di accumulare, su varie identità, precedenti di polizia e condanne.

La ricostruzione eseguita dai carabinieri ha evidenziato che in capo alla stessa persona vi erano numerosi precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, commessi anche in stato di gravidanza per indurre certamente una riduzione del livello di allerta nelle potenziali vittime e per evitare pene restrittive della libertà personale, 15 condanne definitive per il delitto di evasione e due per contravvezione alla misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio. In particolare risultano più di 60 condanne per furti aggravati, borseggi, consumati e tentati, 7 precedenti di polizia per rapina consumata e tentata.

L’approfondimento del tenore di vita, confrontato con i redditi dichiarati dell’intero nucleo familiare convivente ha evidenziato un divario di circa 150.000,00 euro.

Le indagini hanno ricostruito, tra l’altro, vari cambi di valuta estera eseguiti nell’arco temporale 2015 - 2019 per un valore di quasi 24.000,00 euro: le monete oggetto di cambio di valuta in euro ricomprendono anche dollaro di Hong Kong, dollaro di Singapore, yuan della Cina Popolare, peso dell’Argentina, ringitt della Malaysia, real del Brasile, rupia dell’Indonesia, sterlina del Regno Unito, yen del Giappone; le somme in valuta estera non hanno trovato una spiegazione logica nelle entrate del nucleo familiare se non la provenienza dall’attività di borseggi compiute negli anni soprattutto in danno di turisti stranieri.

Durante gli accertamenti è emerso inoltre l’acquisto di una Porsche Panamera 4s per più di 120.000 euro, rivenduta in altro paese europeo: le compravendite di autoveicoli, finanziate verosimilmente dalla donna, hanno portato una differenza tra ricavi e spese con una perdita di più di 30.000,00 euro.

In esecuzione del decreto emesso dal tribunale di Genova su proposta della direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo, i carabinieri hanno sequestrato 4 conti corrente in uso al nucleo familiare, 21 autoveicoli (tra cui una Bmw m3 Cabriolet, una Audi A6, una Mercedes Glk, una Alfa Romeo Mito, una Mini Cooper) e 6 beni immobili.

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