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Addio a Manrico Mansueti, lo spezzino che inventò l'obiezione fiscale In evidenza

Figura importante del pacifismo, aveva elaborato il progetto di obiezione fiscale per non pagare al fisco la parte delle tasse che finanziavano le spese militari.

È giunta alla Spezia la notizia che si è spento a Campi Bisenzio, doveva viveva da anni, Manrico Mansueti.

Nato alla Spezia nel 1935, è stato un personaggio importante nel campo del pacifismo e del dialogo tra i popoli e le religioni. Benché la sua famiglia sia radicata alla Spezia da oltre un secolo (il fratello Luciano, scomparso nel 2019, era stato a lungo collaboratore della parrocchia abbaziale di Santa Maria, oltreché artista di valore), il suo nome era molto più conosciuto a livello nazionale che nella città di origine.

Mansueti, dopo aver studiato all’istituto “Da Passano”, aveva lavorato alla Ceramica Vaccari di Ponzano Magra, collaborando con Giuliano Giaufret ad uno dei primi centri di elaborazione dati in Italia. Divenuto in seguito impiegato comunale a Sarzana, vi aveva elaborato il progetto di “obiezione fiscale”: era infatti allievo ed amico del filosofo pacifista Aldo Capitini e di Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza italiano.

Mansueti, che il servizio di leva non doveva farlo, aveva ideato un’idea alternativa, consistente nel non pagare al fisco la parte delle tasse destinata ad alimentare le spese militari. Quei soldi, ovviamente, non li aveva tenuti per sé, bensì li aveva inviati ai bambini lebbrosi di padre Maschio, presso Bombay. Lo stato gli impose di restituirli, con trattenute sullo stipendio, per cui alla fine di fatto li versò due volte, ma il suo gesto contribuì al clima che portò nel 1972 alla legge sull’obiezione di coscienza.

Mansueti si trasferì poi in Toscana, svolgendo un’intensa attività di studio, anche in campo archeologico (per esempio in vari paesi arabi), e pubblicando saggi, testi di poesia e racconti. Si è spento circondato dalla sua bella famiglia, composta dalla moglie, dai sei figli, uno dei quali adottato, e da nipoti e pronipoti. A loro le nostre condoglianze, unite all’auspicio che la città di origine non lo dimentichi.

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