È ancora Saliceti al centro dell'attenzione, luogo dove dovrà nascere il tanto dibattuto biodigestore, contestato dai tanti comitati e associazioni ambientalisti e non. Questa volta però non è l'impianto di digestione anaerobica al centro dell'attenzione, ma il Tmb già presente nel luogo, i cui carichi di rifiuti da esso provenienti e diretti in centri di smaltimento di altre regioni sono stati analizzati.
Dal laboratorio non emergono dati confortevoli: a metà ottobre del 2019 "è stata riscontrata la segnalazione di anomalia radiometrica su un carico di rifiuti conferito allo stabilimento della ditta Lomellina Energia Spa di Pavia proveniente dallo stabilimento della ditta ReCos Spa" si legge dal documento ufficiale dell'Arpal; sempre dalla fonte apprendiamo che il 6 Marzo 2020 "è pervenuto presso il Wte Iren Ambiente di Parma un carico di rifiuti provenienti dal Tmb di Saliceti con presenza di materia radioattiva, contaminata con tracce di Iodio 131".
Quest'ultima è una sostanza utilizzata in medicina, ma comunque pericolosa per la salute dell'uomo. Nel report si comprende che la sostanza "è stata isolata e immessa in apposito contenitore plastico rigido- e ancora- le motivazioni di tali evenienze sono da ricercare sostanzialmente nel fatto che l'impianto Tmp di Saliceti non è dotato di un portale di controllo radiometrico su ingressi/uscite". In ultimo viene riportato l'utilizzo di disinfestatori per combattere la presenza di mosche con interventi mensili e nei mesi invernali.
Tali studi sono stati condotti dall' Uoc Attività Produttive e Controlli Dipartimento di Lodi e Pavia dell' Arpa Lombardia. Tale documento ha mobilitato gli attivisti di comitati e associazioni che hanno seguito assiduamente fino ad oggi le varie tappe che porteranno alla realizzazione del biodigestore di Saliceti. Infatti Acqua Bene Comune, Cittadinanza attiva, Italia Nostra, No Biodigestore Saliceti e Sarzana Che Botta, principali promotori dell'incontro tenuto questa mattina proprio su questi dati, hanno spiegato le loro preoccupazioni alla luce dello studio. Carlo Ruocco di Sarzana che Botta dichiara: "Il problema principale, quello che ci preoccupa, sono i controlli all'entrata dei rifiuti: dunque la gestione dell'impianto- e ancora- che garanzie abbiamo?
Crediamo che sia giustro che i cittadini debbano essere preoccupati e manderemo questo rapporto di Arpal al Ministro dell'Ambiente". Sempre lui conclude: "Non abbiamo garanzie su come sarà gestito il biodigestore, e non ci sentiamo al sicuro". Invece Gianfranco Damiano, architetto, aggiunge: "Esiste una direttiva del Ministero dell'Ambiente del 2018 che afferma l'impossibilità di costruire impianti di smaltimento rifiuti in zone esondabili".