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Proteste per l'arrivo dei senza tetto al campo Montagna In evidenza

di Massimo Guerra- Fa discutere la decisione di alloggiare i senza tetto all'interno del comprensorio sportivo del Montagna.

Dopo il sopralluogo di ieri mattina da parte di tecnici del Comune e di rappresentanti della Marina si attende l'ok ufficiale per allestire dieci moduli abitativi prefabbricati (ognuno dotato di due letti e due servizi igienici) all'interno del fabbricato che negli anni '70 e '80 ospitava i cavalli del centro ippico di via dei Pioppi.

A protestare con particolare veemenza i rappresentanti delle società sportive che da anni utilizzano l'impianto di atletica, come il direttore tecnico della Duferco Atletica Spezia, Federico Leporati, che non le manda certo a dire: "Sono oltre 50 anni che lavoro in questo settore, per noi l'atletica non è soltanto prestazioni e record, è un riferimento fondamentale per tanti ragazzi che oggi hanno pochi punti di riferimento, è uno strumento di educazione oltre che di formazione fisica, abbiamo lottato per anni andando in trasferta ad allenarci perché il Montagna era ridotto in macerie, grazie al sindaco Federici – e lo ribadisco pur essendo io di tutt'altra parte politica – ci siamo ritrovati un gioiello nel quale poter organizzare per la prima volta manifestazioni internazionali, e il Comune cosa fa? Senza neppure interpellarci decide con la Caritas di utilizzare l'area di riscaldamento per ospitare i senza-tetto? Se è così, per quanto mi riguarda la mia esperienza sportiva è vicina alla conclusione".

Parole pesanti quelle di Leporati, coordinatore di un movimento che coinvolge quasi 300 tesserati solo della sua società, senza contare gli atleti di Spezia Marathon, Arci Favaro, Golfo dei Poeti e altre, parole che riflettono la rabbia per non essere stati minimamente coinvolti nell'iter decisionale e per non essere riusciti a trovare soluzioni alternative per dare un rifugio invernale ai clochard assistiti da Caritas.

Caritas che con don Luca Palei allarga le braccia e spiega: "Noi siamo preti, è nostro dovere aiutare chi ha bisogno, stiamo parlando degli ultimi, uomini e donne che non possiedono più nulla e vagano tra Genova e la Toscana, una trentina di persone che ogni inverno ci ritroviamo a dover in qualche modo tutelare. Fino all'anno scorso – precisa don Palei – una ventina di loro venivano a dormire dentro alla Cittadella di Pegazzano, in un'ala chiamata Rifugio del Buon Samaritano, ma quest'anno con il Covid la Asl non ci avrebbe dato le necessarie autorizzazioni, a meno di non sacrificare troppi posti letto per garantire il distanziamento e la necessaria autonomia nei servizi igienici".

L'investimento per il "campus invernale" dei clochard in via dei Pioppi è sostenuto da Comune, Caritas, Fondazione Carispezia e altri soggetti privati, su input del Prefetto e del sindaco, per consentire un monitoraggio delle condizioni di salute delle persone che versano in situazioni igienico-sanitarie non proprio brillanti.

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