Viaggiare per il mondo in bicicletta restando seduti al Museo Nazionale del Ciclismo "Adriano Cuffini".
Ecco quanto accaduto domenica scorsa nel tardo pomeriggio nel grande e affollato salone del museo incontrando l'ecclettico cicloviaggiatore Sergio Borroni.
Dopo il saluto del presidente del museo Zoppi, che ha inaugurato la riapertura della struttura dopo la lunga interruzione dovuta al covid, si è iniziato con la proiezione del video documentario inerente il viaggio di Borroni in Bolivia.
Un viaggio sicuramente affasciante, ma non proprio alla portata di tutti; questa volta il ciclista esploratore attraversa luoghi dove la natura impera, dove i colori abbagliano e dove l'aria sottile toglie letteralmente il respiro.
Si è parlato non solo di Bolivia ma di tutto quello che ruota intorno al viaggio in bicicletta toccando i vari aspetti dalla programmazione alla realizzazione, dai materiali alla mentalità del viaggiatore, arrivando a fare un po' il punto del cicloturismo in Italia e nel resto del globo.
Incontrare Borroni è una fortuna per tutti i cicloviaggiatori alle prime armi ma non solo, è una enciclopedia in movimento ricca di aneddoti, di trucchi del mestiere e di soluzioni a inconvenienti che solo una grandissima esperienza sul campo e migliaia di chilometri percorsi in giro per il mondo possono far apprendere.
Borroni, riesce per capacità e voglia a raccontare quello che vede, alle volte in maniera un po' scanzonata, umoristica ma sempre con grande cura e attenzione alla storia e all' identità del luogo.
I suoi racconti sulla straordinarietà della natura a tratti ricordano le parole del signor Walter Bonatti che nella seconda fase della sua romanzesca vita quando appende picca e ramponi al chiodo (quale immagine più appropriata per un alpinista!) decide di scoprire e farci scoprire con gli articoli sulla rivista Epoca, il mondo non solo verticale.
Difficile e impossibile raccontare in un solo incontro con Borroni tutto quello visto in cinquant'anni di pedalate ma come si suol dire l'appetito viene mangiando e chissà che Sergio non torni in futuro al Museo del Ciclismo della Spezia a raccontarci dei suoi ultimi e favolosi viaggi.