Non ricevono né lo stipendio né i contributi i circa 400 lavoratori delle mense scolastiche e aziendali della provincia della Spezia, scesi in piazza Europa stamattina per rivendicare certezze e aiuti economici.
L'emergenza coronavirus ha esacerbato una situazione già critica, specialmente per il mondo legato alle mense scolastiche (circa 250 i lavoratori a livello provinciale), che con la sospensione delle lezioni ha di fatto azzerato la l'attività.
"Siamo qui per rivendicare per questi lavoratori una sicurezza economica e un futuro più certo - spiega Mirko Talamone della Fisascat Cisl - È una questione di dignità: questi lavoratori sono stati colpiti in modo particolare dall'emergenza. Chiediamo al Governo e alla Regione di intervenire proprogando la cassa integrazione per ulteriori 27 settimane e riordinando gli ammortizzatori sociali".
Anche sul fronte delle mense aziendali, dove a livello locale gli appalti più importanti sono quelli di Fincantieri e Leonardo, la situazione non è migliore. Il personale che lavora nella mensa dell'ex Oto Melara, ad esempio, aspetta ancora di ricevere la cassa integrazione per il periodo che parte da metà marzo e arriva a metà maggio, e spesso i lavoratori sono costretti a smaltire le ferie pregresse.
"Non percepiscono né stipendio né contributi - aggiunge Luca Comiti della Filcams Cgil - ma la Corte europea ha ribadito che l'Inps anche nel periodo di sospensione delle attività deve garantire i contributi figurativi. Nel mondo della scuola il problema è stato aggravato dall'epidemia, ma resterà sempre la criticità della sospensione dell'attività scolastica durante il periodo estivo. Questi lavoratori hanno bisogno di certezze, anche in vista della ripresa delle lezioni a settembre".