L’emergenza coronavirus non ha fermato la violenza in famiglia nei confronti delle donne. Dopo gli arresti di due uomini violenti che in pieno lockdown avevano ricominciato a tormentare le rispettive ex, i Carabinieri sono tornati ad occuparsi di un altro caso di maltrattamenti molto grave e dai risvolti inquietanti.
Questa volta le porte del carcere si sono aperte per un 38enne originario della Romania che oltre alle violenze fisiche e psicologiche ai danni della convivente, l’ha pure costretta a subire rapporti sessuali non consenzienti. Non ha risparmiato nemmeno il figlio 17enne della vittima, che per le botte ricevute è finito in ospedale con il setto nasale rotto.
La delicata indagine portata a termine dai Carabinieri della Stazione di Carrara, al comando del Maresciallo Lorenzo Anzalone, ha permesso di fare luce sull’ennesima storia di violenza domestica, di soprusi, vessazioni e botte ai danni di una 50enne di Carrara rimasta vedova da alcuni anni, che speranzosa di rifarsi una vita aveva allacciato una relazione sentimentale con un 38enne rumeno che lavora come operaio nel settore del marmo.
I militari dell’Arma hanno puntato i riflettori sulla vita privata della povera donna all’incirca un anno fa, quando lei stessa aveva telefonato al 112 per chiedere l’intervento di una pattuglia, dopo un acceso litigio con il suo nuovo compagno.
La 50enne all’epoca aveva raccontato ai Carabinieri che superata la prima fase di innamoramento, il rapporto con il partner era diventato turbolento: per colpa dell’alcol l’uomo svariate volte l’aveva presa a schiaffi oppure per il collo per farla stare zitta, procurandole dei traumi piuttosto pesanti che lei aveva curato da sola, senza mai rivolgersi ad un medico.
La donna aveva anche svelato ai militari dell’Arma che i maltrattamenti veri e propri si erano intensificati da quando l’uomo aveva cominciato ad abusare di alcolici, ma di fare denuncia non ne aveva voluto sapere, speranzosa che la situazione potesse migliorare e soprattutto per paura di ritorsioni.
I Carabinieri, però, visto che era andato a vuoto l’ennesimo tentativo di convincere la donna a denunciare il convivente, prima di andare via avevano fotografato i segni che lei aveva sul volto e poi, il giorno successivo, avevano compilato d’ufficio una dettagliata informativa che è arrivata sul tavolo del pm Alessandra Conforti della Procura di Massa, dove c’era non solo il racconto dell’episodio accaduto la sera precedente con le immagini dei lividi presenti sul volto della vittima, ma anche una minuziosa descrizione dello stato d’ansia, di paura e di profonda prostrazione che la vittima dei maltrattamenti non era riuscita a nascondere.
Aperto un fascicolo d’indagine, i militari hanno continuato a mantenere contatti con la 50enne per sapere come andavano le cose, ma lei in occasione dei più recenti contatti avvenuti in pieno lockdown, quando le restrizioni anti-contagio da coronavirus hanno costretto molte famiglie a rimanere in casa, aveva garantito che la situazione con il compagno era tornata alla normalità.
La verità, però, è venuta a galla un paio di settimane fa, quando la 50enne ha telefonato in caserma per parlare con il Maresciallo che l’aveva seguita nei mesi precedenti, che fra l’altro è una donna. Quella telefonata ha segnato una vera e propria svolta per l’indagine in quanto il Maresciallo è riuscito a convincere la vittima dei maltrattamenti a raccontare tutte le violenze fisiche e psicologiche poste in essere dal partner negli ultimi mesi, che contrariamente a quanto aveva sempre detto, non si erano mai interrotte ma al contrario erano peggiorate, visto che lui oltre a picchiarla selvaggiamente, era solito controllarla ossessivamente, al punto da costringerla a rimanere in casa per la paura che lui potesse “punirla” qualora l’avesse trovata in giro senza il suo permesso.
Addirittura, a causa dell’atteggiamento assillante del compagno, non è stato facile nemmeno riuscire a parlare di persona con la vittima per scrivere la denuncia, tant’è che per trovare il modo di accompagnarla dai Carabinieri, è stato necessario escogitare un escamotage con la collaborazione del centro antiviolenza, che nel frattempo aveva avviato un percorso di sostegno e di consulenza per aiutarla ad uscire da quella situazione.
In sostanza, la donna ha denunciato che era stata più volte picchiata selvaggiamente dal convivente ma non si era mai recata in pronto soccorso. L'uomo a causa di una morbosa gelosia la controllava ossessivamente, impedendole di uscire da sola e telefonandole più di trenta volte al giorno per accertarsi che fosse in casa.
Dal racconto che la 50enne ha reso ai Carabinieri, è emerso chiaramente il suo stato di sottomissione psicologica al suo carnefice, che pretendeva da lei anche rapporti sessuali non consenzienti e più volte l’aveva fatta sentire in imbarazzo, pure in pubblico. Negli ultimi tempi, la vittima era arrivata al punto da non dormire più la notte per la paura che il convivente potesse farle del male, però allo stesso tempo non se l’è sentita di accettare una sistemazione più sicura per sé e per il figlio 17enne avuto da un precedente relazione, in quanto temeva che l’attuale compagno per ripicca potesse fare seri danni a tutte le cose presenti nell’abitazione, soprattutto quelle che per lei avevano un grande valore affettivo.
L’epilogo della vicenda è avvenuto alcune sere fa, quando il 38enne ha litigato per l’ennesima volta con la compagna, che vedendolo tornare a casa ubriaco, per la paura di prendere altre botte si è chiusa in casa con il figlio e ha telefonato ai Carabinieri. A quel punto l’uomo ha dato in escandescenze e per entrare ha lanciato dei sassi per rompere il vetro di una finestra, a seguire ha cominciato a demolire la porta d’ingresso, finchè è riuscito ad entrare.
Lo straniero se l’è presa prima con il figlio della convivente, prendendolo ripetutamente a pugni con una violenza tale da procurargli la frattura del setto nasale e dello zigomo, poi ha sfondato la porta del bagno dove si era rifugiata in preda al terrore la madre del ragazzo, che per difendersi dalla furia del compagno è stata costretta a difendersi con una mazza da baseball.
Fortunatamente di lì a poco sono arrivati a sirene spiegate i Carabinieri, che si sono trovati davanti una scena di totale devastazione. La donna è stata subito portata in ospedale insieme al figlio 17enne, dove entrambi sono stati visitati e refertati. Ad avere la peggio è stato proprio il 17enne, che dopo una serie di accertamenti è stato dimesso con oltre 40 giorni di prognosi. A quel punto, madre e figlio sono stati seguiti dal personale del centro antiviolenza che li ha portati al sicuro presso una struttura protetta, mentre il 38enne è stato denunciato per maltrattamenti, oltre che per violenza sessuale continuata e lesioni aggravate a minore.
Alla fine, le numerose fonti di prova e le testimonianze raccolte dai Carabinieri hanno messo in condizione il pm di ottenere dal giudice un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’uomo è stato quindi arrestato e tuttora si trova detenuto presso la casa di reclusione di Massa.