Il Cafè Mirò ad Ameglia fin dagli anni '80 è sempre stato più di un semplice bar, ma un vero e proprio luogo di aggregazione sociale. Dal 2014 questa tradizione è stata continuata da Agnese e Tiberio che ne hanno preso la gestione.
Anche la recente scelta di non aprire l'attività solo da asporto o quella di sospendere la ricevitoria dell'Enalotto per evitare assembramenti sono state fatte per coerenza a non snaturarne la funzione.
Finalmente dopo i sacrifici che tutti noi ben sappiamo per adeguare il locale alla norme di sicurezza e di distanziamento, il 18 maggio il Cafè Mirò ha riaperto con il sorriso di Agnese sotto la mascherina.
"Andrà tutto bene " si leggeva a inizio covid nei drappi appesi ai balconi. Non è stato così. A pochi giorni dalla riapertura il cafè Mirò si è visto rifiutare la richiesta di rateizzazione delle utenze dei soli due mesi di chiusura del bar. La conseguenza è stato un abbassamento della potenza dell'elettricità che basta a malapena a tener accesi i freezer e quindi di fatto una nuova chiusura.
"Non capisco - si sfoga Agnese Goretta visibilmente amareggiata - siamo buoni pagatori, abbiamo sempre pagato e abbiamo chiesto solo una rateizzazione, non di non pagare, e solo per i due mesi di chiusura obbligatoria a causa del covid. Ci hanno risposto che a loro non importa".
"Avevamo scelto questo fornitore di energia elettrica perché era il più conveniente - prosegue Agnese- ma mai mi sarei aspettata tanta mancanza di umanità"
"Con enormi sacrifici - conclude - abbiamo fatto immediatamente il bonifico per saldare tutti i debiti ma non è ancora bastato perchè ci hanno detto che per ripristinare il tutto non basta la ricevuta del bonifico ma occorre che il denaro sia visibile sul conto e così siamo chiusi da 3 giorni e speriamo di riaprire al più presto"
La vicenda ha creato molto scalpore nella piccola comunità amegliese che si è stretta attorno al cafè Mirò e ai suoi gestori manifestando sdegno per il comportamento umanamente incomprensibile della compagnia di fornitura di elettricità.