Se dal 18 maggio molte attività hanno potuto riaprire e tanti negozi hanno rialzato le saracinesche, abbassate da oltre due mesi, le scuole, al contrario, restano chiuse e che non ci sarà la riapertura per il corrente anno scolastico è uno dei pochissimi punti fermi. Sul futuro infatti, almeno a detta dei sindacati, si annidano solo ombre e punti interrogativi. Come sarà la scuola nel 2020/2021 e forse anche negli anni sucessivi? La risposta ancora non c'è, né sul fronte dell'organizzazione della didattica né su quello, conseguente, dell'organico e quindi delle assunzioni o delle stabilizzazioni.
Nei giorni scorsi ci sono state assemblee tra i 5 sindacati del mondo della scuola ed i docenti per fare il punto sulla didattica a distanza in queste settimane di lockdown e soprattutto per parlare del futuro. Un futuro, come detto, ancora incertissimo. In particolare, nell'assemblea del 13 maggio, un gruppo di circa 150 precari spezzini ha chiesto ai sindacati di farsi portavoce delle esigenze del precariato.
Un problema già pressante prima dell'emergenza Coronavirus, che ora si presenta ovviamente in tutta la sua complessità, ma che, paradossalmente, potrebbe trovare soluzione se si dovesse completamente riorganizzare il mondo della scuola per permettere lezioni in tutta sicurezza.
Per dare voce a questi 150 lavoratori precari, rappresentanza degli oltre 400 complessivi sul territorio spezzino, ma anche per dare voce, più in generale, ad un mondo della scuola che ha bisogno di chiarezza, oggi i sindacati hanno indetto una conferenza stampa, rigorosamente tramite piattaforma web.
Apertura affidata a Davide D'Ambrosio, da gennaio scorso nuovo rappresentante teritoriale UIL scuola, che ha avuto così modo di presentarsi ufficialmente, e che ha poi illustrato quanto emerso nel corso delle assemblee dei docenti.
“I docenti – ha affermato – chiedono innanzitutto la tutela della sicurezza e della salute del personale scolastico e degli studenti e quindi adeguate risorse finanziarie ed umane. Chiedono pertanto un protocollo specifico nazionale sulla base del quale ogni scuola possa definire, secondo le proprie specifiche esigenze, puntuali indicazioni su dispositivi e norme di comportamento, cercando di ridurre al minimo il rischio di contagio. Questo ovviamente dovrà prevedere anche la formazione dei lavoratori su queste tematiche e fondi diretti agli istituti per l'acquisto di DPI”.
“Nell'immediato – ha aggiunto l'esponente UIL – la richiesta è che la presenza sul posto di lavoro sia limitata ai casi indifferibili”.
I posti di lavoro sono ora, così come del resto nella scuola è da anni, al centro dell'attenzione.
“Le battaglie contro il precariato – ha ricordato Davide D'Ambrosio - sono sempre state il fulcro dell'azione sindacale. Ora, tra giugno ed agosto, ci saranno almeno 160mila docenti licenziati.
Come sindacati chiediamo, uniti, assunzioni su tutti i posti liberi e disponibili, compresi i docenti andati in pensione con quota 100; si parla di circa 9mila posti. Chiediamo un concorso per soli titoli e servizi con esame finale e valore abilitante”.
Anche sulle modalità del concorso, infatti, è aperto il dibattito.
“Il concorso straordinario cui fanno riferimento i precari riguarda medie e superiori – afferma Lucio Colella di Cisl scuola - Nell'anno scolastico 2019 /2020 sono circa 5 mila gli iscritti alle medie e 9 mila alle superiori. Un totale, quindi, di circa 15 mila alunni e 300 docenti che sono precari nominati su posti stabili. Come sindacati, ovviamente facendoci portavoce dei precari, contestiamo le modalità previste per il concorso e chiediamo che da Roma arrivi la modifica. Diciamo NO al concorso con domande a crocette, bisogna tenere conto dei titoli e del servizio”.
Concorso per titoli la cui necessità è stata ribadita anche dalla CISL.
C'è poi un timore, ormai non più troppo velato, che sottolinea Lucio Colella: “I docenti non vedono l'ora di apprendere dal Ministero che la didattica a distanza è stata una soluzione emergenziale e lo sarà nel malaugurato caso di una nuova impennata dei contagi. C'è il timore che si voglia trasformare gli organici in funzione delle prospettive che le tecnologie possono offrire, il che significa tagli“.
Colella, che è docente e quindi vive in prima persona la situazione della didattica al tempo del Coronavirus e del lockdown, afferma: ”Il contatto fisico con i ragazzi è essenziale. La didattica a distanza è stata utile in questo frangente perchè ha permesso di non perdere del tutto il legame tra la scuola e gli alunni, ma non deve essere la prassi.
I tagli degli ultimi anni hanno portato a classi pollaio, ora è arrivata la resa dei conti, resa evidente dal Covid, ma non deve portare a considerare la didattica a distanza come soluzione definitiva”.
Pieno accordo sulla didattica a distanza con quanto espresso da Enzo Avallone, anch'egli docente: “La didattica a distanza è servita in emergenza, ma a livello ministeriale la si vorrebbe probabilmente rendere organica. Non deve essere così. In questi due mesi i ragazzi stanno perdendo il contatto con l'apprendimento: la didattica a distanza è stato un cerotto, ma non deve essere un modus operandi”.
“Due sono gli scenari possibili per il prossimo anno scolastico – sostiene Giorgia Vallone, FLC – CGIL – o la riapertura a settembre o nel caso di riacutizzarsi dei contagi le lezioni a distanza.
Se ci saranno classi con numero ridotto di alunni servirà personale, chiediamo 40mila unità in più”.
Servono docenti, ma non solo, anche il personale ATA chiede stabilizzazioni.
L'organico di diritto è stato mantenuto costante nonostante il calo di 80mila alunni, ma molti posti non sono stabili e in questa fase di lavoro da casa non sono arrivati aiuti per lo smark working, come bonus per l'acquisto dei computer, esclusivo per i docenti.
Anche il personale ATA si riunirà, quindi, in assemlea per avanzare le proprie richieste, Appuntamento il 26 maggio alle 9.00