"La domanda in questi giorni nasce spontanea. Dove sono finiti i “fannulloni” del pubblico impiego, quelli che erano il cancro dell’Italia?".
"Quelli che nelle corsie degli ospedali pubblici e privati combattono senza sosta un nemico invisibile e letale: medici, paramedici, operatori, tecnici eccetera. Quelli che negli uffici comunali hanno l’ingrato compito di registrare i morti o la gioia di iscrivere i nuovi nati, oppure preparano ordinanze, erogano servizi essenziali e sociali e rispondono ai cittadini".
"Quelli che in giro per le strade vigilano sulla nostra sicurezza. Quelli che, con un sistema digitale da medio evo, da casa loro e con i propri mezzi cercano comunque di seguire i propri studenti e di prepararli agli esami della scuola e della vita, a tutte le ore, lavorando ad orari impossibili per non saturare la rete".
"Oggi noi lavoratori pubblici non siamo più quelli che timbrano in mutande, vanno a fare la spesa o in palestra in orario di lavoro, improvvisamente siamo diventati gli eroi dell’Italia".
"Ma forse siamo quello che siamo sempre stati: lavoratori con una propria dignità, sottopagati e sfruttati come tutti gli altri, che cercano di fare al meglio il proprio lavoro, trascinando in pochi e con poche risorse una macchina gigantesca che non vuol sapere di muoversi".
"Brecht diceva: “Fortunato il paese che non ha bisogno di eroi”, lasciateci la nostra dignità".