L’apprensione c’è, è innegabile. I messaggi e le chiamate si rincorrono, il cellulare del sindaco Ivano Barcellone da ieri è bollente, al bar del paese si discute animatamente, ma fanno capolino anche l’ironia e il buonsenso, più forti di ogni allarmismo ingiustificato.
Pignone stamattina si è risvegliata con il secondo caso di coronavirus accertato in Liguria: un uomo di 54 anni residente in una frazione del paese è risultato positivo ieri al Covid-19. È il primo caso nella provincia della Spezia.
Era stato nella zona rossa di Codogno domenica 16 febbraio, ieri mattina è stato trasportato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Sant’Andrea, dove ora è ricoverato in buone condizioni. La famiglia – la moglie e il figlio – su ordinanza del sindaco è in quarantena nell’abitazione, mentre si sta ricostruendo la catena delle persone entrate in contatto con il nucleo familiare (aggiornamento: è stata integralmente ricostruita la catena epidemiologica dell'uomo: tutti i suoi contatti sono sotto controllo e in isolamento fiduciario, ndr).
In mezzo a un rincorrersi inarrestabile di messaggi vocali sulle chat, una piccola rassicurazione per il borgo della Val di Vara arriva direttamente dai residenti: il 54enne infatti, come confermano più persone, frequentava raramente il paese.
Paradossalmente i suoi contatti sono stati più frequenti al di fuori di Pignone, per via dei suoi continui spostamenti di lavoro. Eppure molti pignonesi oggi hanno deciso di restare a casa e non recarsi al lavoro: una misura di precauzione dettata dal buonsenso e dal rispetto verso i colleghi, anche se non strettamente necessaria.
Il borgo infatti non è in isolamento, come sottolinea il sindaco Barcellone, e non è un focolaio del virus: “Le notizie dal punto di vista clinico sono positive, l’uomo sta bene e qui a Pignone siamo sereni. Invitiamo tutti ad attenersi all’ordinanza della Regione. Senza creare allarmismo, perché non ce n’è veramente alcuna ragione. Se dovessero esserci novità informeremo subito la popolazione. Per ora non stiamo predisponendo altre misure, seguiamo alla lettera le indicazioni che ci arrivano dall’Asl”.
Alla Caffetteria del Borgo, nella centrale piazza Marconi, vengono serviti i tradizionali cappuccini della prima mattinata. Nessun cambiamento: la gente si serve al banco, commenta la notizia del giorno e non risparmia le battute per sdrammatizzare: “C’è un bel freschetto stamani, c’è quasi il rischio di ammalarsi”.
In altri si fa strada il ricordo delle difficoltà che hanno messo in ginocchio il paese negli anni scorsi: “Noi di Pignone siamo forti. Abbiamo superato l’alluvione del 2011, il coronavirus non ci fa paura”.
La preoccupazione, semmai, riguarda più le ricadute economiche scatenate dal panico e dai comportamenti irrazionali: i prodotti tipici sono il punto di forza del territorio, se il nome di Pignone dovesse essere automaticamente accostato al contagio le perdite per il settore potrebbero essere significative. “Ci stiamo risollevando ora dopo l’alluvione – fa notare Carla, titolare del bar in piazza – Se questa storia dovesse andare avanti sarebbe un brutto colpo. Speriamo nel buonsenso delle persone: qui non c’è nessun pericolo, tantomeno nei nostri prodotti”.
Coronavirus o no, le salsicce di Pignone restano sempre una bandiera del buon cibo.
sarebbe possibile specificare meglio i luoghi frequentati dal 54enne di Pignone per lavoro, o altro?