Nella vicenda dei 158 Oss di Asl 5 che rischiano di perdere il lavoro esistono altri 450 operatori socio sanitari colpevolmente dimenticati da sindacati e politica.
Sono gli Oss spezzini che chiedono a gran voce che il concorso pubblico venga regolarmente bandito, come accade nelle altre Asl liguri, per giocarsi una chance di ottenere un posto all’interno dell’Asl, agguantando così l’agognata (da svariati anni) stabilizzazione lavorativa.
Ieri una rappresentanza degli “Oss dimenticati”, iscritti al Cts Oss Liguria che rappresenta circa 1600 lavoratori, ha assistito al dibattito del consiglio comunale sui 158 colleghi di Coopservice, che dovrebbero essere salvati con la creazione di una società in house. In quel caso il concorso pubblico salterebbe, e con esso la possibilità dei 450 Oss di esercitare un loro diritto: quello di tentare di entrare in Asl dopo anni di precariato, sacrifici e spesso anche disoccupazione.
Ma nel dibattito di stanotte in consiglio comunale questa vicenda dimenticata da (quasi) tutti non è pervenuta in nessun intervento, eccetto quello di Massimo Lombardi, che ha sottolineato come vadano tutelati tutti i lavoratori, senza fare preferenze di sorta, tutelando in primo luogo però i 158 operatori a rischio.
Mentre dentro e fuori il Comune infuriava la protesta dei 158 Oss di Coopservice, i colleghi pro-concorso raccontavano la loro storia: “Chiediamo il concorso perché in un luogo pubblico si accede sempre per merito, attraverso una regolare selezione. Non vogliamo escludere nessuno ma non vogliamo nemmeno essere esclusi, visto che anche noi abbiamo l’abitudine di mangiare. Lo abbiamo chiesto anche con una petizione locale che ha raccolto 170 firme. Il concorso mette tutti i lavoratori sullo stesso piano: chi è preparato e se lo merita passa. Noi in questi anni abbiamo sudato e studiato, superando un corso di 1200 ore previsto dal ministero e ottenendo importanti qualifiche”.
Dura la testimonianza di un’altra lavoratrice: “I sindacati non possono dire che non esistiamo: conoscono bene la nostra situazione, ma fanno finta di niente. Io ero una delegata di un importante sindacato a livello locale, a gennaio sono arrivata al punto di stracciare la tessera e andarmene”.