Un grido d’allarme, quello legato agli operatori dei call center, che parte in primis dai lavoratori e dai sindacati. Questa mattina si è tenuto un presidio di alcuni lavoratori dei call center sotto la Prefettura, iniziative simili sono state prese in tutta Italia.
Questa mattina le segreterie nazionali si sono riunite al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico) per parlare della situazione dei call center a livello nazionale.
“I call center stanno vivendo da tempo una situazione inverosimile – ha spiegato Tiziana Venelli (SLC CGIL) – partendo dal non rispetto delle clausole sociali fino alla chiusura dei call center per la delocalizzazione. Oggi si tiene l’incontro al MISE, se ci saranno risposte negative inizieremo con delle iniziative, spero a livello nazionale”.
“Non abbiamo neanche strumenti a livello di ammortizzatori sociali che consentano in momenti di crisi di andare avanti per essere appetibili per qualcun altro – ha spiegato Speranza Poleschi (FISTEL CISL) – A livello italiano siamo veramente bravi”.
A livello provinciale le realtà più grandi del settore dei call center sono Call & Call e Comdata, per un totale di circa 1000 lavoratori.
“Alcune grandi aziende hanno riportato il lavoro in Italia perché la qualità è elevata – ha sottolineato Sara Frilli (UILCOM) – Vedremo se questo primo incontro con il nuovo Governo porterà a qualcosa di costruttivo, altrimenti tutto il settore si mobiliterà”.