Faceva parte di una famiglia di uomini di cultura: se ne è andato dopo una lunga malattia Luca Fregoso, figlio di Renzo Fregoso, poeta, e nipote di Sergio, cui è dedicata la Mediateca regionale.
Luca era un fotografo molto noto ed apprezzato, ben al di fuori dei confini provinciali. I suoi scatti sono apparsi su giornali nazionali, con la sua macchina fotografica ha immortalato eventi di caratura internazionale e le sue opere sono state al centro di moltissime mostre.
Così lo ricorda l'ex Assessore alla Cultura del Comune della Spezia Paolo Asti:
"Ho incontrato per la prima volta Luca molti anni fa. Erano gli inizi degli anni ’80, lui stava appoggiato alle pareti della platea del Teatro Civico, così da tenere la presa della sua macchina fotografica più ferma. Lo guardavo in attesa che scegliesse il momento propizio per fissare sulla pellicola l’istante magico di una smorfia dell’attore protagonista. Il lieve click della sua Leica aveva il potere di suscitare la mia curiosità nei confronti di un’immagine che sapevo essere già l’essenza dello spettacolo. Ero poco più di un ragazzo e la fotografia, anche quella di Luca, fu il terreno fertile su cui avvicinarmi al teatro. Mi spiegò Pischedda, allora direttore del Civico, che quel fotografo era stato incaricato di documentare la stagione e, fortunatamente, fu così per stagioni successive.
Una sera mi avvicinai per conoscerlo scambiando la sua riservatezza per timidezza, capace di rivelarsi, una volta che ebbi modo di conoscerlo in schiettezza. Luca comprese la mia passione e permise di scattare anche a me qualche foto, che conservo gelosamente, come una sorta di suo assistente. Da lì cominciò a chiamarmi Paolino cosa che non ha più smesso di fare fino a quando ho sentito la sua voce, per l’ultima volta, domenica 25 agosto. Non si preoccupava, anche in quell’ultima occasione, della sua salute e della sua vita ormai alla fine, ma di realizzare un piccolo e sensato desiderio dei suoi quattro meravigliosi figli: Bernardo, Lucilla, Tobia che sapevo gli erano stati tutti accanto, a partire da Camilla, capace di battersi come una tigre per il suo papà.
Ebbe la gentilezza di fotografarmi, realizzando immagini che facevano la differenza, per alcune delle mie campagne elettorali, scherzando anche sulla mia presenza in uno schieramento che certamente non amava, accontentando le mie richieste solo in nome della nostra amicizia. Mi concesse una delle sue poche interviste, quando nel 2014 scrivevo per Il Giornale, accettando di essere uno dei protagonisti della rubrica settimanale “Ritratti”, così che divenne poi uno dei magnifici 50 di Fifty, il libro che raccolse tutti insieme i ritratti. Lo definii il Proust della fotografia, perché le sue immagini, sia che ritraessero Ugo Tognazzi o Monica Vitti al Festival di Venezia sul finire degli anni ’70, o ancora quelle dei capitani d’industria realizzati per Uomo Vogue, hanno in sé la complessità della composizione e la capacità di narrare in modo semplice. Proprio come Proust sapeva costruire l’architettura per sorreggere un racconto inserendovi i protagonisti, così Luca ha saputo rappresentare con il suo linguaggio i suoi soggetti.
Tante le sue immagini realizzate oltre che per il teatro, anche per il Festival Internazionale del Jazz, nomi illustri la cui presenza nella nostra città è potuta passare da generazione a generazione grazie ai suoi intensi scatti in bianco e nero.
Ma Luca sapeva usare anche il colore, lo stesso che ha saputo donare alla sua bella e grande famiglia insieme a Marta al suo fianco, come una roccia sia nella vita che nel lavoro, ai suoi figli, che non possono che essere orgogliosi di un padre tanto schivo quanto pronto a una risata fragorosa condivisa con gli amici più veri. Nel ritratto del padre Renzo, che ho potuto ammirare nella sua casa studio facendogli visita con Cesare Salvadeo, la chiave di lettura per ogni immagine realizzata da questo artista tanto spezzino nell’anima, quanto internazionale nel linguaggio che, nello scrivere con la luce, ha trovato il modo di raccontarci la vita e la sua poesia.
Ciao Luca che la terra ti sia lieve come i tuoi scatti".
Si rivolge direttamente a Luca Fregoso, nel suo commosso post su Facebook, il Consigliere comunale Guido Melley:
"Carissimo Luca,
ora che hai smesso di soffrire, sento di doverti scrivere alcuni pensieri, alcuni affettuosi pensieri.
Sei stato un magnifico fotografo, arguto ed intuitivo, ma soprattutto simpatico ed adorabile durante lo scatto.
Ho avuto la fortuna ed il piacere di condividere con te e Marta due momenti per me molto speciali: le bellissime foto che hai scattato a Roberta e me il giorno delle mie nozze quasi trenta anni fa, e poi più di recente i primi piano che hanno caratterizzato la mia campagna elettorale di un paio di anni fa.
Ma oltre ad un vero artista della fotografia sei stato una persona vera, di cuore.
Hai costruito con Marta una splendida famiglia, hai cresciuto i tuoi bellissimi ragazzi che negli ultimi anni hanno conosciuto la tua sofferenza senza perdere il sorriso e la spensieratezza della loro età.
Tutto questo, caro Luca, non sparirà e rimarrà nel tempo con i tuoi cari, ma anche con tutti noi.
Ora davvero, dopo tanto dolore, riposa in pace amico mio".
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