È quanto afferma Coldiretti Liguria, in occasione della prima mostra delle terre italiane del vino organizzata da Coldiretti alla 53^edizione di Vinitaly (Verona), con un'inedita maxi esposizione a Casa Coldiretti, per far conoscere i terreni dai diversi colori, origini e consistenze provenienti da tutta la Penisola, da cui nascono i 405 vini Doc e Docg italiani.
E tra queste non poteva mancare di certo la Liguria, dove la viticoltura è un elemento cardine dell'economia locale, condotta in maniera eroica su superfici che possono raggiungere pendenze anche del 90%, un ostacolo aggirato dai tipici terrazzamenti, che possono trovarsi in collina, vicino al mare o nell'entroterra.
Osservando l'arco ligure, che si sviluppa tra i fiumi Roja e Magra, si evidenzia che la riviera di Ponente è formata da terre rosse di origine marnoso-calcaree con residui organici, mentre verso l'entroterra diventano terre brune; quella di Levante presenta, invece terreni argillosi-calcarei misti a sabbia, più tenaci e profondi.
Nelle Cinque Terre, dove la viticoltura è portata avanti dai cosiddetti angeli pazzi, i terreni coltivati a vite sono per lo più sabbiosi e permeabili, dove la composizione è molto varia, in quanto deriva dalla degradazione di rocce diverse tra loro, sia sotto il profilo strutturale che geologico.
È in questi terreni che si coltivano vitigni sia a bacca bianca sia rossa, che vanno da quelli dove si producono vini più secchi quali il Vermentino a quelli freschi, aciduli, con note minerali del Pigato e della Lumassina, fino a quelli più delicati come la Bianchetta genovese, arrivando poi ai rossi fruttati quali il Rossese, Ormeasco e il Ciliegiolo.