Arcola: Giorgio Neri racconta i piatti tipici delle Feste

Stiamo parlando dei "Mangiai d'en dì", i cibi di una volta arcolani che il poeta dialettale Livio Gianolla ha elencato in una sua famosa poesia, che porta appunto questo titolo. Giorgio Neri ripercorre a ritroso questa storia della cucina arcolana, seguendo la tradizione orale e scritta delle famiglie: appunti, note spese e diari delle "donne di casa nostra". Ecco così spuntare sulle tavole i cavoli con patate ed olio buono e le frittelle di baccalà della Vigilia o ancora per il Pranzo di Natale i ravioli al toco (sugo tipico arcolano), radiche in insalata e la "fugazeta de Luigiò", cioè il classico Pandolce. Immancabili per il secondo giorno i fidelini in brodo e la gallina ripiena e a Capodanno i maccheroni al sugo di salsiccia e la scorzonera fritta. Le feste di chiudono con l'Epifania: nei piatti la tradizione vuole le lasagne al sugo di funghi e i sanguinacci fritti. Tutte le ricette fanno parte della raccolta di un libro di cucina dello stesso Neri, ancora inedito, dal titolo "Ritratti di cucina arcolana: sulle tracce dei sapori di altri tempi". Il volume narra della grande tradizione contadina del nostro paese e di conseguenza della disponibilità stagionale degli ingredienti utilizzati in cucina. Era un secolo di scarsità di prodotti e caratterizzato da un'economia chiusa. Tuttavia grazie allo spirito di inventiva, le donne hanno cercato, con i prodotti che avevano a disposizione, di realizzare cibi, sì poveri e semplici ma comunque ricchi di sapore.