Il decreto è stato presentato ieri a Milano, insieme al ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, in occasione della Giornata nazionale del latte italiano realizzata da Coldiretti.
Calleri spiega che il risultato è stato raggiunto grazie alla mobilitazione degli allevatori in tutta Italia ma, anche, grazie a tanti supporti istituzionali, come quello fornito dalla Regione Liguria e dal presidente Giovanni Toti che, lo scorso 6 maggio, ha firmato il manifesto di Coldiretti a sostegno di un'etichettatura più trasparente, sostenendo così con forza le richieste dell'organizzazione professionale.
L'obbligo di indicare l'origine in etichetta salva dall'omologazione l'identità di ben 487 tipi di formaggi tradizionali censiti a livello territoriale e tutelati perché realizzati secondo tradizioni storiche che permettono anche di supportare e salvaguardare la biodiversità delle razze bovine allevate nelle varie aree geografiche del Paese. «I consumatori hanno il diritto di conoscere quali alimenti stanno comprando, da dove provengono le materie prime, quali lavorazioni e processi produttivi hanno portato al risultato finale – sottolinea Calleri – Il nostro latte e i nostri formaggi sono al primo posto per sicurezza e qualità e sono soggetti a controlli disciplinari molto rigorosi. E questo i consumatori lo sanno bene».
Secondo le stime di Coldiretti, il 50% degli italiani è disposto a pagare l'autentico made in Italy fino al 20% in più. L'etichettatura obbligatoria sull'origine delle materie prime non solo garantirà la certezza agli allevatori liguri e italiani di poter competere alla pari all'interno del mercato, ma sarà anche un forte sostegno all'intero settore lattiero-caseario. In Liguria si contano circa 130 produttori di latte vaccino. Proprio a causa delle difficoltà e della concorrenza di prodotti esteri, sono diminuiti del 40% negli ultimi sette anni (erano 220: è il maggiore calo d'Italia). La produzione di latte è così passata da 120 mila quintali all'anno agli attuali 70 mila circa.