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Pesca: la crisi del settore non frena la flotta ligure In evidenza

Il prossimo 4 maggio ripartono, a pieno regime, le lampare

 

Il lockdown a terra di bar, ristoranti e mense, che sarà prolungato fino al primo giugno, sta colpendo duramente il settore ittico ligure, dove però gli imprenditori locali hanno continuato a portare avanti il loro lavoro con la vendita diretta del prodotto e con l’iniziativa del “Pescato a domicilio”, alla quale ora si aggiungerà la possibilità dell’asporto che darà la speranza di una modesta, anche se non sufficiente, ripresa dei consumi. In questo frangente riprenderà anche la pesca stagionale all’acciuga, ritardata di due mesi per la mancanza del principale canale di vendita di questo prodotto simbolo della Liguria.

È quanto afferma Coldiretti Liguria specificando che a livello Nazionale la metà del pescato (55%) è consumato fuori casa, e ad incidere pesantemente sulle marinerie locali è stato senza dubbio lo stop forzato alla ristorazione, prolungato fino alla vigilia dell’estate, che coinvolge anche la chiusura a cascata delle pescherie e dei mercati ittici all’ingrosso e alla produzione. A ciò si sono aggiunti, da quasi due mesi, i limiti agli spostamenti che hanno causato un generale crollo della domanda di pesce fresco per consumo casalingo, con la nuova tendenza a fare la spesa ogni 2-3 giorni, per evitare di doversi recare spesso al supermercato, portando così i consumatori ad orientarsi verso conservati e surgelati. In Liguria quest’ultimo problema è stato in parte arginato con le consegne a domicilio delle imprese Ittiche della Coldiretti, che hanno portato nelle case dei liguri pesce freschissimo di stagione e mitili.

“La possibilità di vendita a domicilio e dell’asporto – afferma la Responsabile Coldiretti Impresa Pesca Liguria Daniela Borriello - è un’importante opportunità, anche se continuerà a pesare la mancanza del turismo a cui stiamo assistendo nella nostra regione, a causa delle, giuste ma penalizzanti, misure restrittive finalizzate ad arginare il contagio da Covid-19. Dallo strascico alla piccola pesca fino alle lampare, le difficoltà provocate dall’emergenza sanitaria in corso, sono state, e continuano ad essere, tante; ciononostante i nostri pescatori e mitilicoltori non si sono mai fermati seguendo i ritmi del mare, e a sottolineare ancora di più il loro spirito imprenditoriale il prossimo lunedì salperanno anche tutte le lampare presenti, con circa 70 membri di equipaggio che, vista la situazione, avevano deciso di posticipare l’inizio della pesca all’acciuga. Oltre che con misure straordinario governative che diano immediata liquidità alle imprese, è ora più che mai fondamentale che tutti i consumatori, con le loro scelte d’acquisto, sostengano un settore sul quale pesa già una forte dipendenza dall’estero, da dove viene l’80% del pesce consumato in Italia, a causa anche della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante, che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero, che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy”.

“La chiusura forzata di bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - ha avuto un effetto a valanga anche sull’agroalimentare della nostra regione colpendo settori di punta come appunto quello della pesca, acquacoltura e mitilicoltura. Per l’eccezionalità dell’evento e per i contraccolpi subiti dal settore, come Coldiretti Liguria abbiamo chiesto alla Regione di dichiarare lo Stato di Calamità per avere accesso a fondi che possano dare ristoro alle imprese e permettergli la totale ripresa ad emergenza finita. Riteniamo sia essenziale nell’immediato dare liquidità alle imprese, definendo inoltre specifiche e straordinarie modalità di intervento che possano permettere di attivare sovvenzioni dirette, forme e strumenti di accesso al credito dedicati, e misure di tutela che possano permettere di creare le condizioni per una continuità nel tempo dell’ attività.”

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