Seguendo gli spot televisivi del Governo pare che tutte le categorie abbiano avuto le stesse doverose attenzioni e relative misure di intervento. Poi vai a leggere bene le misure contenute nel decreto e ti accorgi che per i nostri governanti continuano ad esserci lavoratori di serie A e lavoratori di serie B
I nostri dipendenti sono giustamente retribuiti dalle varie casse integrazioni e pertanto pur restando a casa avranno di che vivere in attesa di una ripresa comunque non vicina.
Ma tutti noi, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori in generale, cosa siamo per il governo?
Non siamo quelli che garantiscono lavoro e reddito ai nostri dipendenti? Non siamo pure noi lavoratori del settore terziario?
Questo è il primo punto di principio che non torna e che offende una categoria che ha sempre dato e mai ricevuto, anzi ha sempre subito le politiche di una libera concorrenza che di fatto ha messo in ginocchio un sistema che funzionava e che faceva vivere le nostre città i nostri paesi e i nostri quartieri.
I nostri negozi e noi “lavoratori” abbiamo le attività chiuse non per scelta volontaria ma per obbligo di legge e come tali abbiamo il diritto di vederci riconoscere il mancato lavoro dell’intero periodo di chiusura.
Mancato lavoro che dovrebbe essere equiparato al fatturato nel medesimo periodo dell’anno precedente, dico fatturato e non utile in quanto le spese ed i fornitori ci sono e prima o poi le devi pagare.
Questo per noi è un principio di riconoscimento irrinunciabile di assimilazione al lavoro dipendente, poi ben vengano i finanziamenti per la ripartenza (quando ci sarà), ben venga il potenziamento del fondo centrale di garanzia, ben venga la semplificazione per accedervi e ben vengano misure che allentino le letture bancarie delle pratiche attraverso i rating delle singole aziende.
Qui entra in gioco il comportamento degli istituti di credito, i quali saranno chiamati a politiche di interventi rapidi e tali da garantire il presente e il futuro delle imprese, in un contesto dove la garanzia offerta loro dal fondo centrale andrà dall’80 al 90%.
In sostanza, a nostro avviso, i punti urgenti per fornire strumenti necessari alle micro e piccole imprese per sopravvivere al COVID-19 sono:
-stop ai pagamenti fiscali, mutui e finanziamenti, bollette, canoni di locazione e fornitori
-diritto al reddito alle nostre imprese ed ai nostri imprenditori costretti per legge alla chiusura.
-forme di liquidità immediata per scollinare il primo periodo
-finanziamenti per progetti di ripresa attività
-operazioni di consolidamento a lungo termine per porre la maggior parte delle imprese nelle condizioni di traguardare il loro futuro a medio –lungo termine attraverso progetti di riposizionamento ed innovazioni di mercato
Il momento è delicato e drammatico, il governo ed il parlamento debbono dare le risposte al nostro settore, in caso contrario il dramma sarà pesantissimo. Noi ci siamo, sempre al fianco delle imprese, fornendo loro informazioni e assistenza.
Gianfranco Bianchi,
presidente Confcommercio Imprese per l’Italia La Spezia