Finisce il calciomercato e lo Spezia si ritrova dimagrito nella rosa - e questo è un bene - ma senza quei rinforzi che fino all'ultimo minuto i tifosi avevano sognato, anzi.
Proprio all'ultimo minuto se ne va l'ultimo Spezzino doc uscito dalla cantera aquilotta, ovvero Simone Bastoni che ha chiesto e ottenuto di poter andare all'Empoli, in serie A dove diventano così sei gli ex Aquilotti.
Non è chiaro cosa abbia spinto Simone a premere sul trasferimento, voci dicono per via di malumori nello spogliatoio.
Al di là dei motivi del suo addio o arrivederci - va in prestito con diritto di riscatto - insieme alle altre partenze più o meno eccellenti (bene le rescissioni di Sher, Nguiamba, Sala, la cessione di Bourabia al Frosinone, il prestito di Beck, il prossimo addio di Ferrer e Verde per l'estero) da domani Alvini si ritroverà con una squadra, per assurdo, passata da un organico extra-large ad una rosa quasi ridotta all'osso, forse la più giovane della serie B.
Dei "senatori" al netto delle sirene d'Arabia che potranno cantare fino a ottobre resterebbero Dragowski, Reca, Amian, Nikolaou, e Zurkowski, oltre ai convalescenti Wisniewski e Hristov. Con loro una folta pattuglia di giovani e giovanissimi in tutti i reparti, ma soprattutto dal centrocampo in sù, con tante promesse che se non mantenute nel breve termine potrebbero costare assai caro allo Spezia.
A calcio mercato chiuso, è almeno più chiara la visione della proprietà Platek: massimizzare le entrate grazei alle plusvalenze, minimizzare le uscite tagliando ingaggi e non investendo in giocatori di categoria, specie nei ruoli più scoperti in organico.
Una strategia che fa chiaramente a pugni con i proclami del responsabile dell'area tecnica Eduardo Macia. Ancora riecheggiano nelle orecche le sue parole nel post partita dello spareggio con il Verona al Mapei: "Da domani ripartiamo per tornare in serie A dove lo Spezia merita di stare".
Lui con poco budget - alla fine solo i soldi entrati con Agudelo - ha messo le basi per una mediocre squadra, discreta in mezzo al campo con Cassata e Bandinelli, ma in attacco non certo attrezzata per risalire subito: la passività dimostrata rispetto alle dirette concorrenti che si sono via via accaparrate i vari Coda, Moncini, Donnarumma, Canotto, Dionisi e compagnia sta lì a dimostrarlo.
Macia però non è stato all'altezza di un suo predecessore, quell'Angelozzi che senza il becco di un euro riuscì a mettere in piedi una squadra capace di meritare con sofferenza la serie A, per poi essere ringraziato da Volpi con un bel calcio nel di dietro.
Ma da un manger del calibro internazionale com'è Macia ci si aspettava sinceramente un atteggiamento diverso, al limite uno scatto d'orgoglio verso i Platek e Tella, giustamente attenti ai conti ma senza un barlume di competenza nel calcio europeo.
A pensar male a volte ci si azzecca, ma tutta questa volontà della proprietà di incamerare plusvalenze e entrate varie, dal paracadute ai diritti sembra da lontano una chiara anticipazione della volontà di salutare tutti, limitando al massimo le uscite, dall'investimento sullo stadio (condivido con Comune e Regione) agli ingaggi a tutti gli altri debiti.
Una fesseria anche solo pensare che le uscite di mercato sono state pensate per agevolare Alvini, non scherziamo: le uscite dei fuori rosa erano necessarie a costo di creare minusvalenze di bilancio, ma i mancati rinforzi non aiuteranno Alvini, anzi. Gli complicheranno il lavoro tremendamente.
Bentornati in serie B: per chi lo avesse dimenticato la cadetteria è un campionato tosto, dove le squadre corrono 100 minuti e le motivazioni fanno la differenza.
Per chi come lo Spezia retrocede ci sono due opzioni: azzerare la rosa, inserire giovani con fame e talento e affidarsi a un piano triennale per risalire, se succede prima acnhe meglio.
La seconda strada, quella seguita ma solo in parte dallo Spezia, prevede il mantenimento dell'ossatura della serie A, con innesti ad hoc di giocatori che la serie B la conoscono per averci giocato. Con chi resta però, va fatto un lavoro, che spetterebbe a Macia e Melissano, sulle teste dei giocatori.
Ma vi siete accorti a Catanzaro che Dragowski, Amian, Bastoni (ora si capisce perché), Nikolaou, Esposito il presuntuoso e Zurkowski sembravano le controfigure dei giocatori della scorsa stagione vendi Nzola? Evidente che loro la serie B la schifano. Ma se non cambiano testa, ovvero se Macia e Melissano non gliela fanno cambiare, quelli che dovevano essere i punti di forza per risalire potrebbero diventare i principali fautori di un campionato dove l'obiettivo anzichè la risalita potrà essere la salvezza.
Stendiamo un velo pietoso sulla fine ingloriosa del mercato. Bene Moro punta centrale, ma serviva come il pane un sostituto all'altezza, sbagliato puntare su Krollis - il campionato Lettone non vale la nostra serie C - e Esposito Pio - valido ma ha diritto ad avere il suo tempo di crescita.
Dei nuovi arrivi in attacco eccetto Antonucci si conoscono solo vaghi precedenti, tranne Elia, il più dotato tecnicamente peccato che sia reduce da un infortunio similie a quello capitato a Capradossi, nella migliore delle ipotesi tornerà in condizione tra alcuni mesi.
E nel frattempo? La speranza è che lo Spezia visto nella ripresa a Catanzaro non sia quello vero. Ma forse Alvini dovrà rivalutare alcuni giocatori, a partire dal centrocampo il reparto numericamente meglio attrezzato: ma siamo sicuri che il 2000 Salvatore Esposito sia il nuovo Pirlo del calcio italiano? A vederlo traccheggiare in campo, con ritmi da moviola senza mai un lampo o una verticalizzazione si direbbe proprio di no. Il pur lento Ekdal sarebbe più dinamico dell'egocentrico 2000 napoletano, forse inconsciamente infastidito di essere tornato dopo nemmeno un anno in serie B dove lo aveva prelevato Macia.
Sabato mattina vertice al Picco con il Governatore della Liguria toti, il Sindaco Peracchini e il presidente Philip Platek per un aggiornamento sull'avanzamento lavori dello stadio, con il contributo dei soci americani insieme a Regione e Comune della Spezia.