La situazione dimostra in maniera inequivocabile le difficoltà del sistema sanitario regionale. Problemi pagati dagli utenti che, in questo caso, hanno stazionato per oltre 36 ore in barella. La dimostrazione lampante che poteva andare diversamente l’abbiamo avuta subito dopo, quando in seguito alle critiche apparse sulla stampa sono state attivate misure di contenimento del picco influenzale che potevano essere organizzate prima. D’altra parte è l’inevitabile conseguenza sia di una cattiva programmazione sia dal punto di vista funzionale sia da quello, non meno importante, del personale che si trova a operare in continua carenza di organico.
Bisognerebbe pensare che, oltre l’emergenza per il freddo e l’inevitabile emergenza per il caldo dovuta ai cambiamenti climatici, la regione sia in grado di affrontare le emergenze influenzali prevenendo eventualità come quelle accadute sotto Natale. Quando sono state chiare le difficoltà di contenimento del virus in relazione al piano vaccinale adottato, bisognava agire subito. La prossima volta si agisca prevenendo.
Siamo di fronte a 2 emergenze che negli anni sono diventate strutturali: una che arriva puntuale con il caldo, in estate, e una che ovviamente è correlata alle patologie invernali, l’influenza e le sue complicanze. Il guaio è che chi governa il sistema sanitario regionale da anni non mette in atto una vera pianificazione per fronteggiare tali emergenze, ormai ampiamente prevedibili. È quindi necessario varare per tempo un piano che consenta di affrontare queste situazioni emergenziali, sia per consentire un’adeguata presa in carico del paziente sia per evitare di mettere sotto stress il sistema organizzativo degli ospedali. Basti pensare che anche questo inverno tutti gli interventi chirurgici programmati siano stati sospesi proprio per l’eccessivo ricorso alle strutture sanitarie, creando disagi agli utenti e aumentando le fughe di pazienti verso strutture private o extraregionali. Non è la prima volta. La soluzione è potenziare i servizi territoriali, in modo da evitare quanto più possibile l’accesso agli ospedali.