La gioia è esplosa poco dopo la mezzanotte, quasi come un urlo liberatorio trattenuto sottopelle da troppo tempo, all’arrivo dei primi risultati che davano ampiamente in vantaggio il candidato del centrodestra Pierluigi Peracchini nella quasi totalità della sezioni scrutinate (alla fine Peracchini si è attestato al 59,98, Manfredini al 40,02, come potete leggere sul sito istituzionale del Comune della Spezia).
Non ci è voluto molto perché iniziassero i primi caroselli a colpi di clacson in giro per la città, in direzione di quel palazzo comunale che fino a qualche tempo fa sembrava ancora una meta inarrivabile per il centrodestra.
Invece sono quasi settemila i voti che hanno separato Pierluigi Peracchini dal candidato del centrosinistra Paolo Manfredini (20.636 contro 13.771): un risultato storico per La Spezia, nonché una bocciatura sonora e inappellabile per una forza politica che, nelle sue varie mutazioni, ha storicamente sempre governato la città. Che oggi invece, da “roccaforte rossa”, ha deciso di cambiare colore tingendosi di quel blu e arancione delle liste del governatore Giovanni Toti.
Inevitabile quindi la frenetica corsa notturna a Palazzo Civico, tra gli applausi a Peracchini, le bottiglie di spumante già pronte per l’uso e le grida di incitamento (“Andiamo a liberare il Comune!”).
Ma il simbolo dell’esplosione della rabbia e dell’insofferenza che covavano in città da parecchio (troppo?) tempo è stata la sala del consiglio comunale, invasa al grido di “chi non salta comunista è!” dalla folla festante dei sostenitori di Peracchini , che ha salito per la prima volta i gradini di Palazzo Civico in veste di sindaco della Spezia, sebbene mancassero all’appello ancora due sezioni.
Palpabile l’emozione di semplici cittadini (“Aspettavo da una vita questo momento”), esponenti delle liste del centrodestra ed ex candidati sindaco come Giulio Guerri, che del “mandare a casa il Partito Democratico” aveva fatto una questione di principio.
Smaltita la legittima sbornia elettorale, ora bisognerà fare i conti con i numeri. Se fino all’ultimo giorno di campagna elettorale il candidato del centrosinistra Paolo Manfredini non ha osato muovere nemmeno una velata critica all’operato dell’amministrazione uscente, ora sarà il caso che il Partito Democratico si faccia un serio esame di coscienza, assumendosi tutte le responsabilità, riconoscendo i propri errori senza balbettare inutili capri espiatori e dando una bella spolverata a una classe dirigente che è addirittura riuscita a perdere La Spezia con percentuali insperate persino dal centrodestra.
Dall’altra parte, Peracchini indosserà la fascia tricolore soltanto con il voto del 27,1% degli spezzini aventi diritto. Poco più di un quarto, su un’affluenza globale terribilmente bassa: il 46,51%. Più della metà degli spezzini che potevano farlo, cioè, ha preferito non recarsi alle urne.
“La democrazia vive anche di questi dolori – ha ammesso Peracchini questa notte a Gazzetta della Spezia – Noi cercheremo di riavvicinare i cittadini alla politica, con una partecipazione a 360 gradi nelle decisioni importanti che li coinvolgeranno”.