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Manfredini vuole unire il centrosinistra: “Ma niente mercato delle vacche” In evidenza

di Gabriele Cocchi – In vista del ballottaggio, via agli incontri con le forze di centrosinistra e primi messaggi a Melley e Forcieri: “Uniti saremmo stati vicini al 50%”.


È un esito che si annusava nell’aria, quello delle elezioni amministrative di ieri: deludente per il Partito Democratico e le altre cinque liste che sostengono Paolo Manfredini (25,07%), di professione preside al Fossati-Da Passano, per certi versi storico per la coalizione di centrodestra, che con Pierluigi Peracchini ha staccato di più di sette punti percentuali il centrosinistra (32,61%).
Anche se, come ha sottolineato oggi lo stesso Manfredini facendo il punto della situazione, “mettendo assieme tutte le percentuali delle liste del centrosinistra ci avviciniamo al 50%”. Per la precisione il 49,6%, sommando le percentuali ottenute da Lorenzo Forcieri, Guido Melley, Massimo Lombardi e Cristiano Ruggia. Ma ormai è fantapolitica: quello che conta è che oggi la coalizione del centrosinistra perde per strada più della metà dei voti che aveva ottenuto nel 2012 (da 21.448 a 10.137), e globalmente non riesce a raggiungere nemmeno la percentuale che aveva conquistato la sola lista del PD cinque anni fa (27,2%). Mentre fino a qualche giorno fa l’obiettivo era “vincere al primo turno”. Qualcosa è andato storto. Cosa?

“L’esito delle elezioni – ragiona Manfredini – è legato alle modalità con cui il centrosinistra si è presentato frammentato al voto. Questa divisione alla fine l’ha pagata. Il risultato mi ha comunque permesso di arrivare con queste condizioni al ballottaggio, cosa che non era scontata”.
Soddisfatto? “No, ma il primo obiettivo almeno è stato raggiunto”.

Quanto alle possibili cause di una simile perdita di consensi, Manfredini non individua particolari mancanze dell’amministrazione uscente: “Questa città e cambiata per molte cose in positivo, sia per quanto riguarda le opere realizzate sia per il clima generale. L’elemento che ha un po’ offuscato il quadro generale è stata la voglia di intraprendere comunque un cambiamento, anche non legato a condizioni oggettive”.

Ora, in vista del ballottaggio di domenica 25 giugno, si aprirà il valzer di incontri con le forze del centrosinistra che hanno preferito andare da sole.
“Adesso c’è da aprire una nuova stagione, un nuovo percorso – continua il candidato sindaco – Non sarà più la stessa campagna elettorale che ci ha accompagnato nel corso di questi due mesi, ora si cambia registro. Come intendo agire? Intendo seguire l’impianto che abbiamo rispettato in questi mesi: quello dell’ascolto, dell’incontro, del contatto con i cittadini. Abbiamo fatto più di 300 incontri – spiega Manfredini – credo che questa sia la strada giusta”.

Ma da soli non si va lontano, il bacino di voti a sinistra del PD è vitale, e Manfredini non perde tempo a iniziare il corteggiamento: “Ho osservato ad esempio Melley, ho visto la sua interlocuzione efficace con i giovani; ho osservato Forcieri e alcune sue interessanti proposte sulla sanità. Vorrei riaprire un dialogo a 360 gradi con tutto il centrosinistra”.
Il mercato delle vacche, con richieste di poltrone e assessorati accompagnati dall’immancabile bilancino politico è in agguato, ma Manfredini dice di non volere sottostare a questa logica: “Non ci sarà un discorso di scambio di posti, ma delle interlocuzioni politiche: il mercato delle vacche mi farebbe perdere e non guadagnare consensi. Non ho mai litigato durante questa campagna elettorale e credo che nessuno riuscirà a farmi litigare neanche adesso”.
Il collante potrebbe essere l’avversario comune, “una coalizione che ha come elemento trainante la Lega, una destra spesso razzista”.

Sarà Manfredini in persona ad incontrare le forze della sinistra, con un appunto considerevole: “I paletti del Partito Democratico non li voglio – precisa – Voglio essere libero, sono il candidato sindaco e non ho scelto io di esserlo, ma sono stato scelto”.
Sul tavolo anche l’ipotesi di andare incontro a quella “volontà di cambiamento” degli spezzini con l’eventuale proposta di una giunta non costituita da politici: “Ci rifletterò”, dice Manfredini.

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