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“Rivoluzioneremo l’arsenale: anche i giovani troveranno lavoro” In evidenza

di Gabriele Cocchi – Il centrodestra presenta un progetto di rinnovamento radicale delle aree militari spezzine: “Il piano Brin può far girare l’economia della città nei prossimi 15 anni”


Rivoltare come un calzino l’attuale sistema di organizzazione dell’arsenale e mettere fine a un declino che va avanti da troppi anni, trasformandolo nell’occasione della vita per lo sviluppo economico della città: questo il disegno del centrodestra e del suo candidato sindaco Pierluigi Peracchini. “Con un piano del genere nei prossimi anni daremo una risposta alla disoccupazione e faremo in modo che i giovani non se ne vadano più dalla Spezia per cercare lavoro. Al contrario: ne verranno da fuori”, garantisce Edoardo Rixi, assessore allo sviluppo economico della regione Liguria.


Il progetto, presentato oggi all’Nh Hotel, non difetta in ambizione, ma poggia in ogni caso su proposte ragionate. Una su tutte: il Piano Brin, concepito nel 2007, il cui processo di attuazione si è però quasi bloccato per mere questioni di portafoglio.


Calcolatrice alla mano servirebbero circa 100 milioni- spalmati però in un’ottica pluriennale- perché il disegno del centrodestra diventi realtà. Perché, osserva Peracchini, “non fa bene a nessuno avere un’area così grande, di 70 ettari,utilizzata solo in minima parte”.


“È un momento di particolare importanza per il settore militare spezzino – spiega Michele Boggio, titolare di una società che opera nel settore militare navale - Negli ultimi anni abbiamo sempre parlato di aree militari all’interno di un processo di contesa con la Marina, abbiamo cercato di riappropriarcene. Nella nostra visione invece le aree militari sono un bene, la cui destinazione finale deve andare a soddisfare nuove necessità della città, anche con l’accordo della Marina Militare. Le idee che abbiamo sono tante, e non necessariamente nuove, nel senso che molti di questi progetti sono nati negli anni passati, ma noi oggi vogliamo che vengano rilanciati e concretizzati nell’ottica di un progetto più ampio”.


La Legge Navale e la presenza di Fincantieri garantiranno, salvo rivolgimenti, una mole di lavoro continuativo sul territorio spezzino che si proiettaoltre il 2025: nel cantiere integrato di Muggiano-Riva Trigoso, infatti, sono in costruzione le unità inserite nella Legge Navale per il rinnovo della flotta italiana (le ultime quattro Fremm, una nave LSS, una LHD e 7 unità di pattugliatori polivalenti d’altura). “Sono progetti da cui si possono ricavare significative economie di scala anche per le aziende dell’indotto – sottolinea Boggio - A noi piace che le navi possano avere un uso duale, anche per fornire un supportoalla Protezione Civile: sono una risorsa non solo per l’ambiente della Difesa, quindi, ma anche per la società civile.Il rischio, certamente, è che arrivino aziende da fuori, con manodopera non qualificata, a prezzi insostenibili per chi applica correttamente i contratti di categoria. Noi vogliamo che le nostre aziende e i nostri giovani vengano privilegiati”.


La risorsa chiave, nel progetto del centrodestra, è da cercare alla voce “flotta militare”. Se in passato sono state privilegiate le sedi di Taranto (in particolare) e Augusta, a discapito della Spezia, nelle intenzioni di un’eventuale amministrazione Peracchini c’è anche quella di invertire la tendenza, portando le navi nel Golfo dei Poeti, con un conseguente beneficio per l’economia della città: “In seguito all’attuazione della Legge Navale – continua Boggio - noi vogliamo che le navi militari siano dislocate nella sede della Spezia. Così avranno necessità di manutenzione e ci sarà la presenza di numerosi equipaggi, un ambiente giovanissimo che mangia, vive e dorme, e che si inserirà nel tessuto economico della città. Oggi le navi vengono vendute con un pacchetto manutentivo di Fincantieri, questo significa che dovranno essere completamente ridefiniti i cicli di manutenzione all’interno dell’arsenale, con nuove tecnologie e strumentazioni. Ragion per cui il famoso piano Brin non è più rinviabile e un grosso pacchetto economico dovrà essere destinato al settore di manutenzione delle navi”.


Se l’arsenale negli ultimi anni ha smesso di costruire navi e ha perso forza lavoro, ad esclusivo vantaggio dell’industria privata, l’aspirazione del centrodestra è invece quella di creare un vero e proprio Polo della manutenzione navale militare.“All’interno dello stabilimento – precisa Boggio – riqualificando edifici non più funzionali, Fincantieri, Leonardo, MBDA e Intermarine dovrebbero insediarsi stabilmente, per fornire il servizio di manutenzione a ridosso delle navi della flotta”.


Alla base di tutto, però, sta la necessità che il piano Brin venga effettivamente realizzato. E soprattutto che vengano trovati quei 100 milioni necessari, che difficilmente verranno messi sul tavolo dal ministero della Difesa. La soluzione? Per il centrodestra è l’istituzione di un tavolo tecnico permanente, in cui i portatori d’interesse del progetto (Marina Militare, grosse industrie della Difesa, aziende dell’indotto e investitori esterni) possano portare ognuno il proprio contributo: “Dovremo fare un tavolo continuativo – chiarisce Boggio - dove verranno coinvolti tutti gli enti che possono manifestare un interesse: noi ci proporremo come governance di indirizzo, che opererà in un team integrato permanente, coinvolgendo anche la Marina”.


Sul progetto non manca il compiacimento del Presidente della Liguria Giovanni Toti: “Stiamo dimostrando che abbiamo non solo la volontà di cambiare questa città, ma anche le idee chiare su come farlo. Non stiamo dicendo parole al vento, stiamo proponendo piani ambiziosi ma anche ragionati. Spezia ha le condizioni ottimali per diventare una grande meta attrattiva: bisognerebbe soltanto mettere a sistema l’eredità della Marina Militare, della cantieristica e delle sue perle turistiche. Questo è il lavoro che nessuno ha saputo fare negli ultimi trent’anni in questa città. E se non l’hanno fatto negli ultimi trent’anni è statisticamente probabile, diciamo così, che non lo faranno nemmeno nei prossimi cinque”.

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