Le voci di uno stop dell'attività chirurgica a Sarzana per lavori di ristrutturazione del blocco operatorio si rincorrono da giorni tra gli operatori, inspiegabilmente e colpevolmente privi di informazioni certe e vere, dove ognuno, primari compresi, conosce una sua verità.
Nessuno sa, con certezza, di quale tipo di ristrutturazione si tratti, se di una semplice riorganizzazione dei percorsi dei pazienti e delle sale funzionali alla pre-medicazione e al risveglio o, come alcuni addetti ai lavori riferiscono, della realizzazione di una ulteriore camera operatoria, oltre alle 5 già disponibili.
C'è poi chi dice che l'attività chirurgica non si fermerà affatto, c'è chi dice che si fermerà solo per 15 giorni e chi invece arriva addirittura a 3 mesi di stop di tutti gli interventi programmati!
Poi c'è la Direttrice Sanitaria che conferma uno stop di lunga durata ma che dichiara, in maniera assurda, che le liste d'attesa non dovranno subire alcun ritardo visto che tutti gli interventi dovranno essere affrontati e riprogrammati sul Sant'Andrea, che però, viste le strutture disponibili, non sarebbe in grado di ospitare ed affrontare! La realtà dei fatti però è che i lavori su un blocco operatorio nuovo, funzionante e funzionale come quello di Sarzana si faranno e saranno lunghi, almeno 2 mesi, e costosi.
Si parla addirittura di 2,5 milioni di euro che nessuno sa da dove potranno spuntar fuori, viste le ristrettezze di un bilancio ulteriormente tagliato, dalla nuova super ASL di Genova, al nostro territorio!
Altra verità è che abbiamo percentuali altissime di fuga di pazienti oltre regione anche per interventi di routine, come le ernie, che, con questo stop imposto, aumenteranno ancor di più e che, già oggi, rappresentano, ogni anno, milioni di euro di perdite.
Soldi pubblici del nostro Sistema Sanitario Regionale che potrebbero essere reinvestiti sul territorio e che invece vanno ad alimentare le risorse disponibili delle ASL, in particolar modo, toscane.
È vero poi che se si trattasse solo di una semplice riorganizzazione dei percorsi per i pazienti o dei locali accessori alle sale operatorie non ci sarebbe la necessità di sospendere l'intera attività visto che i lavori potrebbero essere affrontati in modo tale da proseguire, anche a regime ridotto, gli interventi chirurgici.
Dunque l'ipotesi dell'aggiunta di una ulteriore sala prenderebbe corpo e con essa si addenserebbero le nubi su una volontà di privatizzare l'intero pacchetto chirurgico: più sale operatorie da concedere ad un privato disposto, lui stesso, visto il nostro bilancio ristretto, a pagare i lavori necessari, programmati del resto sulle sue esigenze, per avere in cambio almeno 30 anni di appalto interno.
Il classico peggior project financing caro al sistema lombardo che smantella il servizio sanitario pubblico lasciando alla comunità i settori meno redditizi, come la medicina e l'urgenza, ed appropriandosi di ciò che crea profitto: la chirurgia di elezione.
Basterebbe poco, invece, per creare una Sanità pubblica funzionante e per bloccare le fughe fuori regione, in modo da tenere e reinvestire qui i nostri capitali: 6 infermieri in più per operare non solo al mattino ma anche nell'orario pomeridiano sulle sale che già abbiamo; l'aggiunta di posti letto in area medica in modo da liberare i letti, spesso occupati dagli appoggi, nelle corsie chirurgiche e garantire così ai pazienti in attesa dell'intervento di potersi ricoverare.
Per tutto questo presenteremo in Consiglio Regionale una interrogazione all'Assessore competente.
Vogliamo fare chiarezza sui lavori che si intendono eseguire: tipo di intervento di ristrutturazione, costi, benefici e tempistiche di realizzazione.
Vogliamo certezze sul futuro pubblico non solo del San Bartolomeo ma dell'intera Sanità spezzina visto che se esiste una programmazione sembra che essa debba essere un affare per pochi.
E’ evidente che ci opporremo a qualsiasi operazione che tenti di spostare verso il privato il sistema sanitario in nome di un'incapacita' funzionale deliberatamente creata con questo obiettivo.