Qui sotto il comunicato nel quale esprimono il proprio percorso e le proprie motivazioni.
"Nel 1992 l'Assemblea Gen erale delle Nazioni Unite, istituisce la Giornata Mondiale dell'Acqua.
Il 12 e 13 giugno 2011, 27 milioni di cittadine/i dicono No alla privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali.
Ma tutti i governi precedenti e soprattutto quello attuale, prima disconoscendo, poi disattendendo tale volontà popolare, hanno messo in campo azioni e strategie con l'obiettivo di rilanciare i processi di privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici locali - oltre a reinserire in tariffa la voce che garantisce il profitto ai gestori - :
* Attraverso il metodo tariffario predisposto dall''Autorità per l'Energia Elettrica, il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) si stanno facendo rientrare dalla finestra i profitti garantiti per i gestori sotto la denominazione di "costo della risorsa finanziaria"
* Mediante Attuazione di processi di fusione e aggregazione i quattro colossi multiutilities attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici
* Il combinato disposto di due decreti " Legge Madia" "Testo unico sui servizi pubblici locali di interesse economico generale" e il "Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica", rispettivamente decreti legislativi attuativi dell'art. 19 e dell'art. 18 della L. 124/2015 con il quale si poneva l'obiettivo di rilanciare i processi di privatizzazione di tutti i servizi a rete, dall'acqua all'energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, espropriano gli Enti Locali e le comunità territoriali di ogni facoltà nel determinare l'articolazione territoriale dei servizi e le politiche tariffarie.
* Altro passaggio significativo con il quale si offende e dileggia la volontà popolare, è quanto avvenuto alla Camera ad aprile scorso quando il PD e la maggioranza hanno stravolto la legge sulla gestione pubblica del servizio idrico approvandone un testo che, a partire dalla soppressione dell'articolo 6 che disciplinava i processi di ripubblicizzazione, ne ha ribaltato il senso. Di fatto se ne è svuotato l'impianto generale e ne sono stati travisati i principi essenziali.
Come Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, abbiamo continuato le nostre battaglie lanciando la campagna di "Obbedienza Civile", la quale consisteva nel pagare le bollette applicando una riduzione pari alla componente del profitto. "Obbedienza Civile" perché non si tratta di "disubbidire" ad una legge ingiusta, ma di "obbedire" alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari. Con la mobilitazione attiva di migliaia di cittadini ci siamo proposti di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.
Abbiamo espresso un giudizio assolutamente negativo sull'operato dell'AEEGSI e nello specifico del metodo tariffario, insieme a Federconsumatori, abbiamo promosso un ricorso al Tar Lombardia e successivamente al Consiglio di Stato."
Nel corso del 2016 il movimento per l'acqua ha lanciato la campagna "Stop Madia", abbiamo consegnato alla Presidente della Camera, Laura Boldrini, oltre 230.000 firme a sostegno della petizione popolare con cui chiedevamo il ritiro di suddetti decreti. Firme raccolte all'interno della campagna per i "referendum sociali".
In questa direzione durante tutto l'anno sono state organizzate decine di iniziative e si è attivata una mobilitazione sociale molto importante.
Il 25 novembre è stata pubblicata la sentenza 251/2016 della Corte costituzionale che ha sostanzialmente demolito la Legge Madia, sancendo l'incostituzionalità di diversi articoli tra cui quelli relativi a dirigenza, società partecipate, servizi pubblici locali e pubblico impiego. La sentenza, di fatto, ha demolito anche i decreti attuativi in quanto risultano illegittimi i presupposti su cui si basano. Per queste ragioni il Governo è stato costretto a ritirare il decreto sui servizi pubblici locali.
Una vittoria della mobilitazione e dell'applicazione della Costituzione!
In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua, proponiamo una nuova cultura dell'acqua e dei beni comuni che diventi politica concreta ed esperienza consolidata, per giungere finalmente ad una svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise negli ultimi vent'anni, che hanno fatto dell'acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione, provocando dappertutto degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia. Ovvero, il totale fallimento degli obiettivi promessi da una martellante campagna di promozione comunicativa in ordine ai benefici della privatizzazione e del cosiddetto partenariato pubblico-privato - maggiore qualità, maggiore economicità, maggiori investimenti - che, alla prova dei fatti si sono dimostrati totalmente inconsistenti.
Basta osservare il quadro che emerge rispetto alla distribuzione dei dividendi e degli utili realizzati dalle 4 grandi multiutility (A2A, Iren, Hera e Acea), ossia i modelli che si vorrebbe esportare su tutto il territorio nazionale, in 5 anni tra il 2010 e il 2014, è assolutamente esplicito e chiarisce ogni dubbio rispetto a quella che è la vera finalità di queste aziende. La loro vocazione non è produrre servizi pubblici, ma distribuire dividendi ai soci pubblici e privati, i primi in cerca di risorse per far fronte alle difficoltà di bilancio degli Enti Locali, i secondi naturalmente in cerca di profitti. Il dato che si evince è più che eclatante: in termini cumulati le 4 grandi multiutility nel periodo indicato distribuiscono più dividendi rispetto agli utili che producono, oltre il 100%, ovvero oltre 2 mld di € di dividendi a fronte circa 1,8 mld di € di utile netto. Semplicemente questo fatto dovrebbe chiudere ogni discussione su ciò che muove e sugli orientamenti di un assetto costruito attorno alle grandi multiutility e anche sul fatto che esse stanno pienamente dentro l' "economia del debito", nel senso che, anche per garantire una quota significativa di dividendi, si indebitano, scaricando sulle generazioni future i risultati di oggi".