Dopo innumerevoli battaglie legali a suon di sentenze del Tar e del Consiglio di Stato aventi come protagonisti attivi l'Amministrazione Comunale, il Comitato per Piazza Verdi, la Soprintendenza e il ministero dei Beni Culturali, prima per il contestato abbattimento dei pini e poi per il ritrovamento di reperti archeologici, ci ritroviamo ad un nuovo blocco dei lavori in quanto eseguiti in maniera difforme al progetto originario.
E' una prova ulteriore, se mai ne fossero mancate, della incapacità e della arroganza di questa Amministrazione che si è sempre dimostrata sorda alle osservazioni dei cittadini, dimenticando il principio democratico di condivisione cui dovrebbe ispirarsi ogni sua azione per il bene della città.
L'errore, a nostro avviso esiziale, di aver voluto una riqualificazione totale di una delle più belle piazze della città, quando sarebbero bastati modesti interventi mirati per mantenere vivo e pulsante il suo cuore, ha prodotto conseguenze disastrose quali:
- lo stravolgimento di ogni logica architettonica e urbanistica con l'inserimento di strutture "fredde" tra pregevoli edifici liberty di fine '800/primi '900
- l'abbattimento dei pini che un pò costituivano, in questa storica piazza, l'identità della città. Si tratta di un intervento invasivo che rovina la funzione e l'aspetto storico della piazza
- la mancata pedonalizzazione dell'intera piazza, col mantenimento di due corsie riservate a bus e taxi, risultate per giunta non conformi a criteri di sicurezza per i pedoni
- la notevole perdita di incassi da parte degli operatori commerciali per gli eterni lavori in corso
E' da segnalare inoltre la sottovalutazione delle considerevoli spese di manutenzione cui l'Amministrazione dovrà far fronte per non far precipitare nel degrado tutte le strutture di metallo e d'acqua previste nel progetto.
Il danno è ormai fatto, e gli ideatori e realizzatori di questa follia dovranno un giorno renderne conto ai cittadini.
Speriamo solo che fra tanti errori, l'Amministrazione riesca ora a fare l'unica cosa utile che le resta: smetterla di scaricare le responsabilità su coloro che, fin dall'inizio, l'hanno a ragion veduta contrastata, e si adoperi affinchè la piazza ritorni presto ad essere fruibile.