Il punto dell’anno arriva sullo scoccare delle vacanze natalizie, dai gruppi di minoranza si sollevano questioni basate sui dati. La qualità di vita alla Spezia è classificata al 68° posto in Italia, secondo il centro studi della Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne, che calcola un reddito medio più basso tra i capoluoghi liguri: una media pro capite che supera di poco i 18 mila euro l’anno. Inferiore anche alla maggioranza degli altri comuni del territorio spezzino, Lerici è superiore ai 24 mila, la media provinciale si aggira attorno ai 20 mila pro capite.
“Il cambiamento epocale rivendicato dalla giunta non è evidentemente finito nelle tasche dei cittadini - afferma Franco Vaira, Avanti Insieme e Più Europa - quando si parla di qualità di vita si considerano anche i servizi, in particolare quelli diretti: servizi sociali, trasporto, scuole, sanità”.
Servizi che si riflettono su una programmazione assente, lamenta l’opposizione, sulla pianificazione urbanistica ed edilizia nessuna notizia “gravi carenze con le politiche di investimento sulle opere pubbliche – afferma Martina Giannetti, PD La Spezia – pochi i ragionamenti di lungo respiro in particolare nel DUP. Ad emergere ci sono diversi aspetti critici, da un punto di vista urbanistico vengono spostati nel tempo due strumenti importanti: il piano regolatore (lo strumento urbanistico per eccellenza) sostituito con una sorta di masterplan che dovrebbe essere propedeutico ma a cui non viene dato un orizzonte temporale preciso e inoltre non si capisce come nell’arco di tre anni si possano realizzare entrambi”.
Ad emergere dal bilancio di previsione anche “evidenti tagli in settori strategici, soprattutto per l’abbattimento sulle disuguaglianze con tagli alle politiche sui disabili e per gi anziani - continua Giannetti - nessuna previsione di compensazione con l’eliminazione del fondo per la morosità e reddito di cittadinanza”.
Sotto la lente d’ingrandimento anche le condizioni edilizie delle scuole, il crollo del soffitto della scuola di via Romana avvenuto nei giorni scorsi ha destato parecchia preoccupazione, ma non è l’unica scuola in queste condizioni, anche per le medie del 2 Giugno si presenterà un’interpellanza su richiesta di insegnanti e genitori “la pianificazione territoriale ha grosse difficoltà e anche l’edilizia scolastica. Gli investimenti fatti a spot e legati al PNRR che non sono andati di pari passo con una mappatura dei bisogni dell’edilizia scolastica” conclude.
A gennaio entrerà inoltre in vigore il divieto di circolare con auto euro 4 in città, un giusto proposito per l’ambiente, ma che si scontra con altre difficoltà, soprattutto per tutte quelle famiglie che non possiedono altri mezzi o non hanno le possibilità di sostituirli. Questione, che si sovrappone con i tagli di 200 mila euro per il 2024 al traporto pubblico locale, già piuttosto carente soprattutto nelle ore serali e notturne. “Si aggrava la situazione delle famiglie senza pensare che ci sono ad esempio le navi da crociera, che rendono la zona di San Cipriano e viale San Bartolomeo a rischio sanitario – afferma Giorgia Lombardi, Le Ali – le nuove linee guida dell’OMS affermano che i valori che abbiamo adesso sono troppo alti e che c’è un rischio di mortalità”.
Secondo i gruppi di minoranza, da rivedere anche il piano di Protezione Civile, che risale al 2015, ad uno stato pre pandemia e che non tiene conto del drastico cambiamento climatico. Un piano, che denunciano, nel quale risulta ancora l’ospedale Felettino come punto di raccolta e di soccorso.
Per tirare le somme dell’anno non manca il tema delle politiche abitative. Gli affitti sono infatti sempre più alti e possedere o affittare una casa è sempre più difficile “non ci sono fondi per andare in conto anche alla necessità di una prima casa o per evitare degli sfratti – afferma – Andrea Montefiori PD La Spezia - vengono dati ad personam alcuni fondi ma non c’è un disegno. Non ci sono politiche per invertire un trend. La Spezia è diventata una città in cui trovare una casa in affitto è impossibile ormai, perché tutto si è riconvertito a strutture ricettive. Abbiamo proposto una diminuzione della aliquota IMU per gli affitti a canone concordato, per sopperire alla mancanza di risorse pubbliche, ma non è stata considerata e inoltre hanno portato l’aliquota dei canoni concordati dallo 0,46 allo 0,60”.
È necessario quindi, intraprendere delle politiche di inversione, “il rischio è altrimenti quello di avere un centro storico svuotato” conclude.