Il 5 dicembre è stata pubblicata l'ennesima ordinanza del Sindaco che decretava la stretta sul consumo di alcolici nel centro città, stabilendo per gli esercizi commerciali il divieto di vendita di bevande alcoliche da asporto dalle 18 alle 7 per tutto il periodo natalizio, quindi dal 7 dicembre all'8 gennaio.
Come abbiamo già avuto modo di dire in occasione della versione estiva di questa ordinanza varata dal Sindaco, non è questa la ricetta per risolvere il problema della sicurezza, così come non lo sono i cancelli su Scalinata Spora o l'implementazione esponenziale della dotazione della polizia locale.
Quando abbiamo letto il provvedimento, sulle prime abbiamo pensato che fosse una bufala, salvo verificare sull'albo pretorio come di solito si fa il primo d'aprile. Con un finale spiacevole però perché è tutto vero.
Così come è vero che il Sindaco, di fronte alla levata di scudi delle associazioni di categoria dei commercianti, invece di fare ammenda e ritirare l'ordinanza, ha diramato una ancor più ridicola integrazione che circoscrive il divieto ai casi in cui "la vendita sia destinata palesemente ad una consumazione immediata nell'area così individuata". Cosa significa esattamente che un acquisto sia palesemente destinato ad un consumo immediato? Chi si dovrebbe occupare di verificarlo, con quali criteri?
Sarebbe fin troppo facile deridere il Sindaco dipingendolo come uno sceriffo maldestro, ma purtroppo non c'è molto da ridere, perché con un solo provvedimento che concentra il divieto nelle aree del centro da un lato si danneggiano i molti commercianti ed esercizi di somministrazione che aspettavano le feste natalizie per poter incrementare le vendite e lavorare, dall'altro equivale a dire che ubriachezza molesta e violenza siano problemi meno importanti nelle zone periferiche e vadano combattuti soltanto nel centro.
D'altronde si sa, costruire politiche e spazi per l'aggregazione delle nuove generazioni oppure prevedere controlli più severi sugli esercizi che somministrano alcolici ai minori rappresentano azioni ben più impegnative e meno d'impatto dal punto di vista della comunicazione politica. Decisamente meglio continuare fino al 2027 con ordinanze farsa che, peraltro, iniziano a diventare dannose oltreché inutili.