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Muri a secco delle Cinque Terre, la legge Pd per creare i manutentori e prevenire crolli

La presentazione della proposta, che prefigura una legge nazionale in merito, alla Spezia.

 Nuovi strumenti per combattere il dissesto idrogeologico alle Cinque Terre e favorire il recupero dei terrazzamenti destinati alla coltivazione della vite. Tra questi la creazione di una squadra di manutentori dei muri a secco in dotazione al Parco nazionale, che si occupino di verificare lo stato di salute delle "ossa" del celebre tratto terrazzato di costa ligure e possa intervenire di propria iniziativa senza dover attendere le richieste dei privati. E' quanto il Partito Democratico proporrà attraverso un emendamento che sarà presentato nel corso della discussione della legge di bilancio della Regione Liguria tra pochi giorni. Oggi la proposta, che prefigura una legge nazionale in merito, è stata presentata alla Spezia.

"Puntiamo a superare gli aspetti limitativi del Piano di sviluppo rurale – ha spiegato il consigliere regionale Davide Natale, primo firmatario del ddl -. Innanzitutto le dimensioni minime degli appezzamenti individuate per poter accedere ai finanziamenti. Si parla di muri di almeno 20 metri quadri, ovvero 5x4 oppure 6x3: dimensioni importanti e non comuni, per chi conosce questo territorio. Rispondono a logiche che non si attagliano a storia e paesaggio delle Cinque Terre".

"La grande saggezza tramandata dagli agricoltori che hanno costruito le Cinque Terre, il paradiso che noi tutti conosciamo, è che gli interventi di manutenzione vanno fatti al primo accenno di danneggiamento – continua Natale -. Per questo i finanziamenti non possono essere previsti solo per territori che sono già in dissesto, come prevede la norma attuale. Demandare poi parte della manutenzione al Parco permette di sanare le situazioni di abbandono o in cui magari è il muro al di sopra della mia proprietà ad essere in stato di abbandono e il cui crollo ricadrebbe direttamente su terreni sottostanti". L'iniziativa prende piede a seguito di una fase di ascolto con le associazioni di categoria e gli enti locali, a partire dalle amministrazioni comunali interessante, ma ha un respiro sovralocale ed è pensata in sinergia con il parlamento italiano.

"Considero questo filone di lavoro, ovvero far diventare una sorta di bene comune i muri a secco, una scelta che va al di là dell'interesse dei singoli proprietari, che utilizzino o meno quei suoli – dice l'onorevole Andrea Orlando -. Il princìpio è che esiste un interesse collettivo a mantenere quel patrimonio. O troviamo oggi nuovi strumenti per salvare quel territorio o il rischio è di perderlo irrimediabilmente. Per questo, al di là dell'emendamento, stiamo lavorando ad un disegno di legge che renda più strutturale questo tipo di interventi". "In generale dobbiamo porci il tema di un'agricoltura che svolge una funzione che non è più solo la produzione di beni – allarga il punto di vista Orlando -. Produce anche paesaggio, mette in pratica la manutenzione ovvero crea sicurezza del territorio. Non può dunque essere remunerata solo per il primo aspetto.

L'agricoltura di per sé dà un valore aggiunto in termini di salvaguardia idrogeologica. Quando questo è venuto meno, si sono tragicamente determinati pericoli per la vita umana". "Il tema di dotare l'ente Parco della Cinque Terre di strumenti aggiuntivi è sicuramente un valore aggiunto – sottolinea Iacopo Montefiori, segretario provinciale del Partito Democratico spezzino -. Permetterà oltretutto di rendere agibile quel territorio alla libera attività di impresa di tanti giovani che, per ragioni disparate, hanno deciso di investire in quelle terre svolgendo un'opera di tenuta contro il dissesto. Si contrasta inoltre la tradizione dei muri a secco, un'arte che va tramandata affinché non si perda". Gli oneri di applicazione della nuova legge sono stimati in 400mila euro annui.

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