Il gruppo consiliare Linea Condivisa ha inviato 3 esposti alla Procura della Repubblica, alla Corte dei Conti e al Garante per la protezione dei dati personali. Tema: la comunicazione sulla consegna gratuita delle mascherine associata al simbolo “Cambiamo! Con Toti presidente”, comparsa sui profili social di alcuni esponenti della maggioranza di centrodestra.
«I fatti: il 30 aprile l’assessore Giampedrone annuncia ai media che, dal 6 maggio, le farmacie avrebbero avviato la consegna gratuita di 250.000 mascherine agli abitanti della Liguria, dietro esibizione della tessera sanitaria. Tranche di una partita di 1 milione di dpi della Regione. Nelle ore successive sui profili facebook di alcuni membri del consiglio inizia il florilegio dei post, con le mascherine associate al simbolo di Toti. Non ci risulta che la legge consenta di fare propaganda elettorale sfruttando un’iniziativa finanziata con denaro pubblico –riassumono il capogruppo Gianni Pastorino e il vicecapogruppo Francesco Battistini -. Facciamo chiarezza: se le mascherine sono marchiate Protezione Civile e Regione Liguria, allora sono state acquistate con i soldi dei cittadini, quindi è logico che a distribuirle siano le farmacie. Ma non è affatto logico, né legittimo, che ad esse sia associato il simbolo elettorale dell’attuale presidente della Regione. In sintesi: “utilizzo di risorse pubbliche per finalità differenti e non conformi alla motivazione di spesa”».
«Ma proviamo anche un esercizio di fantasia: poniamo il caso che si tratti di un’iniziativa privata di “Cambiamo!”, che si affianca (esattamente in contemporanea) a quella già avviata dalla Regione. In questo caso le finalità propagandistiche sarebbero implicite. Ma non si spiegherebbe il collegamento fra questa trovata elettorale e la Regione, che è un’istituzione pubblica –spiegano Pastorino e Battistini - E non si spiega perché le farmacie dovrebbero prestarsi alla distribuzione. Quale sarebbe la natura dell’accordo? Peraltro, in questo caso specifico, ci sarebbe un problema di legittimità per quanto riguarda il trattamento dei dati personali, visto che si richiede ai cittadini di presentare la tessera sanitaria».
«In ogni caso, saranno gli organi preposti, se lo riterranno, a fare chiarezza sull’accaduto. Sicuramente non è una questione di lana caprina, come qualcuno ha voluto far intendere in questi giorni, liquidandola con faciloneria. Al contrario, ci sono tutte le ragioni per capire profili di illecito penale ed erariale –concludono Pastorino e Battistini -. Consigliamo agli interessati di rivedere il loro utilizzo disinvolto sia dei simboli istituzionali sia delle iniziative pagate con i soldi pubblici. Fino a prova contraria Regione Liguria non è un’azienda con un proprietario, che può disporre a piacimento del marketing. La Regione è un’istituzione che rappresenta tutti i cittadini».