Le parole del presidente della Regione Liguria, Toti, sono il segnale preoccupante di una politica che non vuole cambiare direzione. Sono la campanella che suona alla fine di una lezione che non è stata compresa. Sono un allarmante tentativo di sciacallaggio, un modo nemmeno tanto velato di sfruttare l'emergenza Covid-19, o meglio la ripartenza successiva al lockdown, per cancellare le regole, quelle buone, che per alcuni amministratori evidentemente sono poco più che un fastidio.
Il presidente Toti ha proposto di accantonare per due anni codice degli appalti, valutazioni paesaggistiche, certificazione antimafia. Perché? Perché ci sono lavori da fare e da assegnare a gruppi affidabili e perché la gente è capace di autoregolarsi visto che si è alzata la "soglia di moralità".
In poche parole, nel momento in cui le mafie sono già pronte a rendere profittevole l'emergenza, anzi a detta di procuratori, giudici, inquirenti sono già attive dentro l'emergenza, il governatore di una regione italiana nella quale l'attività e gli interessi della mafie sono presenti e radicate da tempo, decide di rimuovere proprio quegli strumenti che consentono una tutela preventiva nell'affidamento di lavori e servizi pubblici.
Le regole dunque sono considerate un fastidio, un intralcio. Nel Paese e nella regione che hanno drammaticamente vissuto sulla propria pelle le conseguenze funeste del dissesto idrogeologico e di una fragilità infrastrutturale inquietante, c'è chi pensa che il problema siano i vincoli e gli strumenti necessari a combattere il malaffare, le assegnazioni improprie, le irregolarità, gli abusi.
A cosa serve dire, come ha fatto Toti, che i "gruppi sono affidabili" e che sui rischi si terrà una "guardia alta", se poi si passa sopra a tutto ciò che è funzionale a verificare l'affidabilità di imprese e progetti e a ridurre al minimo i rischi? Inoltre, quale parametro, il presidente della Liguria, utilizzerebbe per definire affidabile un'impresa o per misurare il livello di rischio?
Insomma, nonostante la situazione drammatica vissuta dal Paese dovrebbe indurre gli amministratori a riflettere sulla necessità di ripartire cancellando certi insopportabili vizi e difetti del sistema, è evidente che c'è chi non ha compreso, non ha imparato nulla e preferisce continuare a spingere quel sistema a testa bassa contro la carne di un tessuto economico e sociale che, in questa fase di crisi, ingolosisce ed eccita le fauci fameliche delle mafie, dei faccendieri e degli speculatori.