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Intitolazione Escrivá, il sindaco replica a Caratozzolo: "Bisognerebbe avere più rispetto per le verità storiche" In evidenza

"Necessario non farsi sedurre dalla superficialità"

In merito alle dichiarazioni del consigliere Massimo Baldino Caratozzolo sull’intitolazione di uno slargo a Josemaría Escrivá, il Sindaco Pierluigi Peracchini dichiara quanto segue:

“Nell’invettiva del consigliere Caratozzolo sull’intitolazione a Josemaría Escrivá di uno slargo al santo fondatore dell’Opus Dei ci sono molti pregiudizi, forse proiezioni frutto della propria ignoranza sulla biografia intellettuale di Escrivá, se non veri e propri falsi storici e fallacie logiche che di per sé farebbero cadere qualsiasi argomentazione.

Innanzitutto l’Amministrazione ha deciso del tutto legittimamente e, come si legge in delibera, senza alcun costo di intitolare uno slargo al Santo come altri 90 luoghi in Italia, segno di una devozione diffusa dal nord al sud Italia. Questa decisione è stata mossa non solo perché nel 1948 durante uno dei suoi viaggi Escrivá si fermò anche nelle nostre zone, a testimonianza di una sua presenza sul passo del Bracco, ma soprattutto per il suo messaggio dal respiro universale: il lavoro come prima vocazione dell’uomo, come condizione fondamentale che lo definisce essere nel mondo e un’apertura totale e incondizionata all’umanità, anche ai non credenti o a credenti di diverse confessioni.

Per quanto riguarda invece un presunto coinvolgimento di Escrivá nel Franchismo, in un’intervista rilasciata al quotidiano Le Figaro il 16 maggio 1966, egli ribadisce che l’Opus Dei non si deve occupare di questioni politiche e che “ciascuno dei suoi membri agisce con piena libertà e con piena responsabilità personale, senza coinvolgere né la Chiesa né l’Opera”.

Inoltre, per amore della verità storica, segnalo al consigliere Caratozzolo che vi sono stati numerosi membri dell’Opus Dei che si sono scontrati con il dittatore Franco pagandone le conseguenze proprio per la loro attività di opposizione e resistenza: basti pensare a Rafeal Calvo Serer, allontanato dall’università come professore, o a Manuel Fernandez Areal, giornalista imprigionato, sempre a causa delle loro dissidenza.

Se sdoganiamo il citazionismo senza alcun contesto storico, senza alcuna comparazione dei testi, chiunque potrebbe essere definito “equivoco” o “ambiguo”: il dramma della superficialità con cui troppo spesso si saccheggiano i testi degli autori senza conoscerli è funzionale soltanto alla dimostrazione della propria tesi che, così costruita, logicamente non trova alcun sostegno.

Sugli insulti e sulle accuse infamanti con cui ha additato il santo Josemaría Escrivá non ritengo opportuno commentare, ma suggerisco al consigliere non solo uno studio approfondito ma anche una maggiore prudenza nell’utilizzo spregiudicato di certe parole.”

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