“Questa mattina per la nautica e per CNA si è svolto un appuntamento importante sia a livello nazionale che a livello locale... è il secondo anno che CNA La Spezia ospita uno dei focus fondanti del Rapporto costruito in questi sette anni”. Le parole con cui Giuliana Vatteroni, referente sindacale Cna Produzione Nautica La Spezia ha aperto ieri pomeriggio la tavola rotonda la dicono lunga riguardo le rosee prospettive che si delineano all’orizzonte per La Spezia, città intrinsecamente legata alla nautica che ad oggi sta chiaramente vivendo un momento di risveglio su tutti i fronti, in particolare quello turistico. Parlare di turismo nella nostra città significa aver a che fare con tutte le potenzialità del Golfo e della provincia spezzina.
Le ha ben presenti anche il Sindaco Pierluigi Peracchini che vede nelle eccellenze della nostra produzione nautica solo l’inizio di una sfida a guardare più lontano e a confrontarsi con paesi altrettanto competitivi. Proprio nel pomeriggio ha infatti ricordato i numerosi progetti già in fieri come il Miglio Blu, allo scopo di valorizzare la strada tra Fossamastra e il Muggiano rifacendone il manto stradale, i marciapiedi, ricavando una pista ciclabile e infine dotandola di una particolare grafica che segnali i nomi degli stabilimenti dei grandi gruppi che hanno sede in tale zona. E se da una parte non possiamo che far sfoggio di marchi fiori all’occhiello della produzione di superyacht a livello mondiale, dall’altra, non possiamo che allinearci anche all’alto livello di professionalità che tutto il refit ovvero le riparazioni di cui necessitano tali imbarcazioni richiedono. Il momento è sicuramente propizio: la regione Liguria ha stanziato tre milioni di euro ,come ha ricordato il Sindaco e sono già al via progetti che coinvolgeranno le Università al fine di formare lavoratori altamente specializzati per chiudere in tal modo un ciclo che parte con una progettazione e produzione di altissimo livello e si conclude con un’assistenza altrettanto di nicchia.
Come fa notare Antonio Murzi del Centro Studi CNA, la produzione nautica italiana si caratterizza per artigianalità, innovazione e qualità e si distingue per la presenza di un vasto tessuto di medie e piccole imprese che si affianca ai noti grandi cantieri. A volte si tratta persino di micro e piccole imprese che, tuttavia, occupano il 46 %degli addetti, realizzano un quinto del fatturato e un terzo del valore aggiunto in quanto sono in grado di generare investimenti grazie alla loro presenza trasversale in tutta la filiera della nautica: dalla produzione di scafi, al completamento degli stessi, alle riparazioni. Una realtà spesso sottovalutata ma che, ad esempio, ha ben reagito alla grossa crisi iniziata nel 2009. “ la crisi è stata un’occasione per ristrutturarci” ha detto un’imprenditore a proposito di quel difficoltoso momento e in effetti “la crisi ha permesso di sgonfiare e ristrutturare un settore saturo” dove ad oggi sopravvivono tutte quelle forze che hanno avuto capacità reattiva anche strutturandosi con grandi cantieri. Dando a Cesare quel che è di Cesare se è vero che l’Italia è prima al mondo per numero di approdi è anche vero che dal trattato si riscontra un progressivo allontanamento dalla nautica stessa. E si sa che una scarsa cultura nautica porta con se anche una scarsa sensibilità diportistica. Sempre Murzi con dati alla mano fa notare la drastica riduzione dell’emissioni di patenti nautiche a partire dal 2006 nonchè il grosso divario con altri paesi di minor vocazione nautica in termini di numero di imbarcazioni ogni mille abitanti.
Altro punto fondamentale della presentazione è il lavoro svolto da Eures Ricerche Economiche e Sociali. È Fabio Piacenti, il presidente, a parlarci dei focus group realizzati in collaborazione con CNA, a cui hanno partecipato cinquantaquattro imprenditori della piccola nautica. Si tratta di una serie di interviste, discussioni regolate da un moderatore esperto in grado di valorizzare lo scambio di esperienze e opinioni reciproche tra i partecipanti. Centrale è stata l’attenzione sul tema mercato. Ma cosa è cambiato ? senza dubbio il rapporto tra produzione e servizi con un sempre maggior divario tra le due, il già citato modello strutturale organizzativo che oggi enfatizza l’esternalizzazione e il prevedibile, in base ai dati di Murzi, profilo tipo dell’armatore, ovvero straniero.
La presidentessa del CNA nonché imprenditrice nel settore nautico, Federica Maggiani, ci tiene, invece, a sottolineare i punti di forza della città della Spezia ovvero “l’esercito di medie e piccole imprese a cui gli armatori si rivolgono spesso direttamente... e il territorio con annesso turismo”. Occorre associare un indotto economico turistico a un indotto economico cantieristico. In ogni caso appare chiaro che per effettuare qualunque progresso occorre “confrontarci e costruire una cultura nautica” conclude la presidentessa Maggiani.