Pastasciutta e vino a volontà offerti dal Museo audiovisivo della Resistenza, gastronomia varia di qualità come da prassi e ottima musica, in una serata casalinga e riservata come intimo raccoglimento di una comunità di idee e valori. L’occasione era l' 11esima festa di gemellaggio con Casa Cervi e la celebrazione di quel 25 luglio del 1943, quando Mussolini venne arrestato creando la temporanea illusione della fine immediata del regime e della guerra che, in realtà, si trascinò per 20 lunghi mesi ancora. Ma in quelle ore in cui si sparse la notizia dell’arresto, in tutta Italia si festeggiò la destituzione del Duce e proprio da Casa Cervi iniziò questa tradizione storica e spontanea: la distribuzione in piazza a Campegine di una grande pastasciutta per tutto il paese. “Il più bel funerale del fascismo” lo soprannominò Papà Cervi. Da allora la pastasciutta si è espansa ed è diventata tradizione perpetrata in tante realtà associative dello Stivale, un avvenimento rituale che collega idealmente tante comunità diverse con Casa Cervi.
“Una pastasciutta bianca in realtà allora, meno saporita di quella offerta ora – ricorda Alessio Giannanti del collettivo di “Archivi e Resistenza” - noi siamo stati tra i primi ad aderire a questo gemellaggio con Casa Museo Cervi, una realtà poi germogliata sino ad arrivare allo scorso anno a circa 200 pastasciutte antifasciste in tutta Italia”.
“Luoghi dove si fa memoria e che continuano a crescere dando anche un respiro internazionale a questo evento – spiega Carola Baruzzo, Assessore alla Cultura del Comune di Ortonovo – si sono aggiunti a questo rito anche paesi del Lussemburgo e della North Carolina. Basilare questo ricordo nell’odierno mondo web dove lo sciacallaggio mediatico che impazza sui Social media, ormai palestra ideale per il nuovo fascismo, fornisce instancabile false notizie e cerca di creare e dirigere l’odio delle persone – e cita l’episodio delle unghie laccate della migrante Josefa - oltre al Ministro attuale che dileggia in un tweet le pastasciutte antifasciste si scopre che una delle più grandi fautrici di queste fake news è proprio una militante di Casa Pound. Una vera organizzazione quella che cerca di gestire i Social e passa instancabile messaggi deleteri che stimolano e cavalcano l’onda di odio e del razzismo. Troppo spesso si sottovalutano certi fenomeni e tante volte si tralascia l’importanza di questi luoghi della Memoria così indispensabili, e la giusta valorizzazione che sarebbe obbligata. Faccio anche un piccolo “Mea culpa” per la mia relativa frequentazione di questi Musei e di ciò che rappresentano, luoghi basilari in cui le Istituzioni tutte, cominciando da me, saranno più presenti e partecipative”.
Presente alla serata anche il Sindaco di Castelnuovo Magra, Daniele Montebello e l’Assessore Francesco Marchese: “Come spiegava Carola, tutto il mondo politico ha pensato per troppo tempo che certi valori fosse sufficiente mantenerli nel proprio cuore, nella propria mente – prosegue Montebello – in una dimensione privata importante ma non più sufficiente. In realtà ogni giorno di più questi valori necessitano di una vera dimensione pubblica, soprattutto oggi che vengono portati avanti “solo” da una piccola parte del Paese e denigrati da altri. Una parte importante certo, come quella parte del Paese che allora si ribellò. La parte migliore del Paese certo, ma questa visione aperta e solidale della vita deve essere spinta, diffusa e dobbiamo impegnarci tutti quanti a portare avanti queste idee, questi simboli che fanno parte della nostra cultura – ha concluso – se anche questa piccola parte molla allora diventa tutto davvero complicato. Recuperiamo ed esaltiamo oggi più che mai la nostra storia”.
Il Museo della Resistenza di Fosdinovo ora passa direttamente all’impegno successivo: Il Festival “Fino al cuore della rivolta. Artisti per la Resistenza” dal 3 al 7 agosto con possibilità di campeggio e ospiti importanti (tra cui segnaliamo; Lella Costa con gli Yo Yo Mundi – Nada – Bobo Rondelli – Vanda Osiris – lo spettacolo su Antonio Gramsci – Moni Ovadia – etc). 5 giorni sotto una bussola guida basata su antifascismo e antirazzismo con un sottotitolo ideale: “Aprite i porti” o “Porte aperte” – spiega Alessio – l’antifascismo come argine alla cattiveria ed alla disumanità che qualcuno cerca di far diventare senso comune”.
Dopo la cena l’attenzione dei tanti presenti si è focalizzata su un duo d’eccezione, quel Reverendo Harpo Giannoni e Gas Gastardelli da sempre orgogliosi ospiti fissi di tutte le iniziative del Museo della Resistenza, e ieri sera ancora più motivati dopo le polemiche seguite al loro rifiuto di suonare alla Notte Bianca sarzanese, in contrapposizione politica con la nuova Amministrazione. L’occasione era la presentazione al Museo dell’ultima fatica di Giannoni, l’album “Malacarne”, un percorso ancora più che un arrivo. Gas e Harpo hanno dato il meglio di loro, miscelando sapientemente i loro pezzi antichi con i nuovi di Malacarne, con quella infaticabile passionalità quasi sguaiata che da sempre li unisce e contraddistingue. “Malacarne” è ancora sudore e sacralità, blues e passione, Harpo ma anche Gas. “Malacarne” è ancora una scusa per continuare a reinterpretare se stessi, una coppia indivisibile di musica e cultura accomunata da eguale bravura. Immancabile in chiusura concerto il pezzo di saluto: “Bela me nina a men vò”, da tempo pezzo cult della musica sarzanese.