La decisione non facile e dolorosa di avviare le procedure per il licenziamento collettivo dei dipendenti nel cantiere della Spezia non è certo stata presa a cuor leggero. Ma è stata una scelta obbligata poiché le attuali norme prevedono che la cassa integrazione non possa superare le 52 settimane. Ricordiamo che sul cantiere della Spezia il termine massimo per la Cig scade il 24 gennaio. Da parte nostra, per ridurre al massimo gli effetti sociali e occupazionali di questa situazione, abbiamo proposto ai lavoratori se erano disposti a trasferirsi in altri cantieri. Circa 75 lavoratori dei 160 del cantiere della Spezia oggi lavorano su altre nostre commesse.
Per la variante della Spezia è passato così un altro anno e i problemi relativi alla realizzazione di alcune opere sono ancora irrisolti. Per questo motivo i lavori non possono proseguire, non certo per la volontà della Toto Spa. Non hanno senso e rigettiamo le affermazioni che ci attribuiscono lo scopo “di voler far lievitare il costo dell’appalto”. Per il semplice motivo che una soluzione su questo punto era stata trovata tra Anas e Impresa.
Quello che continuiamo a ripetere è che occorre sbloccare l’opera nella sua interezza, se si vuole realmente realizzare la Variante. Solo così si salvaguardano i posti di lavoro. Per inciso i licenziamenti colpiscono prevalentemente i lavoratori delle gallerie all’interno delle quali, a causa degli imprevisti geologici, è impossibile proseguire tecnicamente ed in sicurezza i lavori. Un lavoro così complesso va infatti gestito unitariamente, proprio per evitare diseconomie, extracosti e allungamento dei tempi. Le parti devono agire con “concretezza” e non “inscenare” una ripresa dei lavori.
Oggi la situazione è la seguente: c’è una galleria, la Felettino I, che deve attraversare una frana in prossimità dell’abitato di Carozzo. L’ANAS ha chiesto all’Impresa di sviluppare una soluzione tecnica che limita la stabilizzazione del sito ai soli terreni immediatamente adiacenti la galleria.
L’Impresa ha sviluppato un progetto, come da prescrizioni ANAS, che tuttavia non affronta in alcun modo la stabilizzazione del versante né i possibili effetti della frana. In altre parole, i rischi della soluzione chiesta dal Committente sono due: lavorando sotto la frana c’è il concreto rischio di riattivarla, sia durante i lavori di realizzazione della galleria, sia in una fase successiva. In entrambi i casi il movimento franoso coinvolgerebbe l’abitato di Carrozzo, con i comprensibili effetti.
La Toto, che di questo lavoro è anche progettista, quindi ha precise responsabilità civili e penali, presenti e future, si è premurata di sviluppare, in aggiunta a quanto richiesto da ANAS, una soluzione di presidio della frana, idonea ad assicurare la stabilità del versante.
Soluzione questa che, a nostro giudizio, finora non viene presa in debita considerazione. Il punto vero di distinguo, la vera divergenza tra le parti è sulla necessità o meno di realizzare, per la galleria Felettino I, le opere di stabilizzazione del versante in frana, che l’Impresa come progettista ritiene necessarie e sulle quali ANAS invece non ha ancora assunto una decisione chiara e definitiva.
Riprendere i lavori davanti a una situazione così complessa ed irrisolta non è concretamente possibile. Per questo come Toto ci auguriamo che si arrivi a una definizione unitaria e siamo pronti a riavviare le attività nei tempi più rapidi possibili, purché in presenza di un quadro definito e dettagliato dell’intera attività da svolgere.
Toto Holding