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"Pronto Soccorso della Spezia, efficienza e professionalità" In evidenza

Pubblichiamo la lettera che abbiamo ricevuto da una donna, che è anche medico, che vuole ringraziare i colleghi che l'hanno assistita, rivolgendosi direttamente a loro.


Essendo una vecchietta piena di acçiacchi (e anche molto lagnosa) a dicembre sono finita al Pronto Soccorso non una, ma tre volte.
Che dire?
Non sarebbe sufficiente ringraziare per le cure competenti e premurose che ho ricevuto.
Mi pare giusto ribadire che il personale tutto (medici, infermieri, OSS, OSA...) è numericamente insufficiente, ma questo lo sanno davvero “oves, boves et universa pecora”.

Mi permetto, allora, di riflettere su un fatto che alcuni cittadini, forse, non hanno ancora ben compreso.
Rispetto al pleistocene, quando io facevo danni al Pronto Soccorso, è cambiato in modo radicale il modus operandi di tutti noi.
Cambiato in meglio, si capisce, malgrado le geremiadi di certi laudatores temporis acti.
Senza dubbio chi chiede assistenze e cura viene accolto in modo molto più professionale.
La cultura tecnico-scientifica degli infermieri e di noi medici ha fatto un grande balzo in avanti.
Potrei, forse, non sapere che ora siete dottori in Scienze infermieristiche, potrei ignorare che ora esiste l’Ordine degli Infermieri, potrei ... ma capirei lo stesso che si lavora in modo molto più efficiente e valido.

Un esempio che credo sia illuminante: 40 anni or sono mi sarei tenuta i dolori, al massimo con il conforto di qualche frase compassionevole.
Parlo per esperienza diretta: intorno al 1970 ho superato una TB ossea, il classico morbo di Pott, con la somministrazione di ben 20 compresse di Aspirina nell’arco di sei mesi.
Quando si accorgevano che, stringendo i denti per non gridare, rischiavo di spezzarmi gli incisivi, arrotolavano una garza e me la facevano mordere.
Non scherzo! Ero una quindicenne atterrita e in preda al panico, ma potevano solo tenermi la mano (che non è poco, ma se hai un paio di vertebre trasformate in marmellata e le radici nervose compresse non può bastare).

Ora, appena mi hanno visto fare smorfie strane, sono intervenuti e non hanno mollato la presa finché non mi hanno visto tranquilla.
Grazie a tutti quelli che erano presenti in servizio.
Non elenco i singoli nomi, perché ero troppo intronata per memorizzarli, forse per la demenza senile, forse per gli antidolorifici.
Vorrei solo ricordare a tutti che abbiamo in servizio persone forti, generose e animate da una gran voglia di lavorare, in tutte le categorie possibili.

Una abbraccio a tutti voi!

Lettera firmata

 

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