Una discussione che va avanti da anni, senza che si perda mai interesse, quella che riguarda l’innalzamento della struttura dell’Hotel Santerenzo al Colombo.
È stato l’architetto Chiodo a presentare in conferenza il progetto, descrivendo nel dettaglio, con l’ausilio di fotografie, come mai l’innalzamento di un piano non rappresenterebbe alcun danno dal punto di vista paesaggistico.
Innanzitutto va premesso, come sottolineato più volte, che la legge regionale 10 permette tale ampliamento: questione affrontata anche in un recente consiglio comunale, durante il quale la maggioranza aveva prodotto un atto di interesse per “manifestare alla Regione il dissenso verso una legge che, di fatto, limita l'autonomia dei comuni in materia di pianificazione”, aveva detto Claudia Gianstefani commentando quell’iniziativa (ne avevamo parlato qui).
Oggi, alla conferenza dei servizi, sono stati convocati gli enti competenti in materia, che poi dovranno definitivamente esprimersi, con un margine di 15 giorni da oggi per eventuali integrazioni, entro 90 giorni.
Nel mese di luglio è quindi previsto che si arrivi ad una decisione definitiva, che probabilmente scontenterà qualcuno.
Ascoltato l’architetto Gaspare Chiodo, Regione e Sovraintendenza hanno espresso alcune valutazioni.
Preso atto di quanto spiegato da Chiodo, vale a dire che l’Hotel San Terenzo non può trovare alcuna relazione con il Parco Urbano, perché arriva molto dopo villa Shelley e villa Marigola, la Regione ha espresso parere sostanzialmente favorevole, purché si proceda con alcune modifiche al progetto.
Per prima cosa sarebbe importante capire se la norma del regolamento edilizio è derogabile o inderogabile, se è derogabile la richiesta è di ridurre l’altezza interna e portarla a 2,70 metri. Se la norma non è derogabile la valutazione non cambierebbe. La deroga eventuale comunque spetta al consiglio comunale, ma al momento non è in corso alcun iter a riguardo. Quindi il progetto va considerato così come presentato oggi, ovvero con l’innalzamento di 3 metri.
Le autorizzazioni paesaggistiche comunque restano conformi con quanto previsto per la struttura principale. È soprattutto su questo che riportiamo il commento di Bernardo Ratti, presidente del Comitato di Frazione di Lerici: “Credo che sia proprio questo il problema, la struttura di quell’albergo non va bene a prescindere dall’innalzamento. Gli errori sono stati fatti quando si è permesso che quella struttura venisse costruita. Struttura che, peraltro, non ha nulla a che vedere con quella originaria, che era una palafitta”.
La Regione comunque vorrebbe, nel caso l’innalzamento rimanesse di 3 metri, alcune variazioni:
- riduzione corpo di fabbrica verso San Terenzo si chiede di rinunciare ad una camera, retraendo di 2,60 metri aumentando il terrazzo, per rendere più visibile la percezione di un corpo di fabbrica arretrato rispetto alla struttura sottostante;
- la sezione trasversale interna (un corridoio) deve essere ridotta dall’esterno all’interno di 50 cm, così da essere recuperata di 50 cm nel terrazzo lungo l’intero fronte.
- riduzione a 30 cm dello spessore delle pareti interne, a favore di un aumento degli spazi interno
- le pareti perimetrali devono diventare di vetro (tranne nei bagni), questo per avere una struttura interamente vetrata
- sulla copertura serve un intervento di riduzione del fascione della struttura e del cordolo, essendo una travatura a sbalzo, serve trovare un modo perché sia alleggerito. In alternativa, la Regione chiede che il tetto sia verde dalla metà in poi, con l’incremento di vegetazione locale (per dare continuità alla collina verde come fosse una mano che si protende. (Questo se non sarà possibile ridurre dei 3 metri interni di altezza)
- istanza ultima e necessaria, è che tutti gli elaborati debbano essere vincolanti, quindi no a modifiche in corso d'opera: attenzione quindi alla cura del dettaglio in tutti gli elaborati
Per quel che riguarda la Sovraintendenza, unico parere espresso oggi è che venga fornito materiale fotografico anche con vedute dal castello di Lerici, al momento non presentate dall’architetto Chiodo. Su questo punto particolare si è espressa Tiziana Cima, di Legambiente: “Crediamo che siano state importanti le obiezioni e i suggerimenti portati dalla Regione, avremo preferito un atteggiamento del genere anche da parte dell’altro ente coinvolto. Chiedere solo altre vedute ci sembra fortemente riduttivo”.
Sostanzialmente, il pensiero predominante, ad oggi, sembra quello espresso dall’architetto: “La vista mare, in quel tratto, è già compromessa, ma non da oggi. Un piano rialzato non può fare alcuna differenza, come dimostrato dal materiale presentato oggi”.
Di parere contrario Italia Nostra, che ha fatto pervenire un parere scritto: “Questa porzione di territorio è già stata fortemente compromessa e deturpata; non esistono motivi validi per innalzare la struttura”.Questi motivi, secondo l’architetto Chiodo, invece, sembrano esserci: “Ampliare di un piano, oltre ad aggiungere camere, ci permetterebbe di attrezzare l’albergo con una sala conferenze degna di questo nome, aprendo il territorio anche ad un turismo di tipo congressuale”.
Comunque contrario resta anche Bernardo Ratti: “Nessuno ha obbligato la scelta di quel luogo per un albergo a 4 stelle: se gli spazi non sono considerati idonei, la deturpazione del paesaggio non è una soluzione- che aggiunge- sarebbe stato bello vedere più forze politiche presenti oggi: ad esclusione di Veruschka Fedi di Rifondazione Comunista, che con me già in un lontano consiglio comunale di qualche anno fa, aveva presentato un atto di interesse (Ne avevamo parlato qui), nessun altro gruppo era presente, ho visto solo cittadini" (in sala anche Olga Tartarini referente del PD, ndr).