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Ex Sio, Grondacci: “Il nuovo centro commerciale si può fermare. Ecco come” In evidenza

di Gabriele Cocchi – Intervista al giurista ambientale spezzino, che critica carte (e sentenze) alla mano l’amministrazione comunale.


In pochi giorni è diventato un caso, alla ribalta delle cronache locali, con prese di posizione sdegnate di politica e associazioni e rassicurazioni da parte del Comune : nell’area ex-Sio, ai margini dell’uscita del raccordo autostradale in via Carducci, si proietta l’ombra di una grande strutta di vendita non alimentare, un ipermercato del bricolage.
A voler costruire la struttura commerciale – in un’area inquinata da carbone contaminato da zinco, quindi da sottoporre a bonifica (leggi qui) – è Talea, la società immobiliare di Coop Liguria.
“Il nuovo Puc (Piano Urbanistico Comunale, ndr) non prevede la costruzione di questa struttura commerciale – aveva spiegato l’amministrazione comunale il 24 marzo – Ma se non verrà approvato, il progetto andrà avanti”.
Eppure, a sentire chi della materia se ne intende, come Marco Grondacci, l’intera vicenda sembra un falso problema, un “assurdo urbanistico” come l’ha definito Grondacci nel suo blog, che poteva benissimo risolversi con una semplice variante, o al Puc o al Piano Urbanistico Operativo (Puo), da parte dell’amministrazione comunale, che di fatto avrebbe impedito l’operazione. E oggi non staremmo qui a discutere, a pochi giorni dall’inizio dell’amministrazione ordinaria precedente alle elezioni dell’11 giugno.
Mancano infatti pochi giorni all’ultimo consiglio comunale utile (il 18 marzo) per approvare il nuovo Puc prima della pausa preelettorale. In caso contrario, la costruzione del nuovo centro commerciale diventerà più realistica, anche perché il Puo presentato da Talea è già stato approvato dalla giunta comunale. Ma le cose, come spiega Grondacci a Gazzettadellaspezia.it, potevano andare diversamente: “Mi sembra che si stia riproducendo una situazione simile a quella dell’area ex IP. Stanno facendo vedere che approvano un Puc ultra-sostenibile, e in parte su alcuni aspetti è vero, e nello stesso tempo fanno altre cose, come hanno sempre fatto. Due livelli di pianificazione: quella ufficiale e quella reale”.

Grondacci, c’è bisogno di aspettare l’approvazione del nuovo Puc per evitare la costruzione della struttura commerciale nell’area ex-Sio? Oppure bastava una variante?
Il Comune sostiene che l’approvazione del Puo (di Talea, ndr) fosse una sorta di atto dovuto. Ma in realtà non è così. A meno che ovviamente non siano state firmate delle convenzioni o rilasciati dei permessi di costruire, un po’ la tecnica che è stata usata a suo tempo per l’area ex IP e il relativo centro commerciale. È chiaro che nel momento in cui tu rilasci un permesso di costruire crei un diritto quesito, e di conseguenza per te diventa più difficile bloccare l’iniziativa, perché ti possono fare causa. Il Comune poteva fare due cose: sicuramente la variante (al Puc vigente, ndr), ma anche la modifica del Puo. La legge urbanistica infatti dice che il Puo, anche di iniziativa privata, può essere modificato: c’è la Vas (Valutazione Ambientale Strategica, ndr), ci sono le osservazioni della Regione, c’è giurisprudenza che afferma che i centri commerciali non possono essere bocciati con la motivazione di un possibile danneggiamento al piccolo commercio, ma con motivazioni di carattere urbanistico e ambientale sì. Il Comune poteva tranquillamente o modificare il Puo o addirittura fare una variante al Puc.

E perché secondo lei non è stato fatto?
Secondo me è una loro tecnica. Prima parlavo di procedure di legge, ma questo ovviamente è un giudizio politico. È un comportamento che si ripete da anni: al di fuori fanno vedere che apparentemente riducono il consumo del suolo e via dicendo, ma nel frattempo mandano avanti processi paralleli, la vera ciccia dove dietro ci sono gli interessi forti.

In più la bonifica in quest’area deve ancora essere completata. Nel 2009 sono stati rimossi i rifiuti abbandonati ed è stato bonificato l’amianto, ma ora resta uno strato di suolo con carbone misto a zinco.
La bonifica non è certamente un aspetto secondario. Ma per pianificare e fare dei progetti gli interlocutori bisogna andare a cercarseli: è ovvio che se tu non fai niente o gli interlocutori sono quelli che vengono decisi nelle segrete stanze, allora si tratta di un modo di pianificare che è fuori dal circuito democratico. Ma se tu invece decidi che vuoi impostare in un certo modo l’uso di una certa area, devi andarti a cercare anche gli interlocutori imprenditoriali che ti garantiscano quella destinazione.

Oltre al procedimento di Vas, questo progetto dovrà essere sottoposto anche a quello di Via (Valutazione di impatto ambientale), vero?
Sì, il progetto del centro commerciale nell’area ex-Sio dovrà essere sottoposto a Via. La giurisprudenza è chiarissima da questo punto di vista: prima la Vas, poi la Via. Ma il punto anche qui secondo me è a monte: bisogna incominciare a ragionare per scenari, altrimenti se si aspetta che arrivi qualcuno a presentare un progetto la pianificazione muore, non c’è più. Non dico che ci dev’essere pianificazione sulla palazzina di due piani, ma sulle grandi scelte di fondo sì.

L’assessore alla sostenibilità ambientale Laura Ruocco durante una recente commissione aveva espresso preoccupazione per il passaggio di competenze in materia di Vas dalla Regione ai Comuni. “Dovremo attrezzarci di maggiori competenze, che finora non abbiamo mai avuto”, aveva detto. Che ne pensa?
Sarà un passaggio molto delicato di cui dovrà occuparsi il prossimo sindaco, che non invidio per niente. La giurisprudenza dice che quando nello stesso ente si va a ricondurre sia l’autorità procedente (quella che adotta e approva il piano, ndr) che l’autorità competente (quella che fa la valutazione del piano, ndr), è necessario che i due piani restino però ben distinti nel procedimento. Cioè devono essere fatte da uffici diversi: quindi il Comune dovrà strutturare un ufficio che si occupi esclusivamente della Vas, che secondo me dovrà essere incardinato nel settore ambiente, distinto dal settore urbanistica. Altrimenti si rischia l’illegittimità del procedimento. L’ideale sarebbe che le valutazioni in materia di Vas, come avviene nei sistemi anglosassoni, vengano fatte da un’agenzia pubblica esterna. L’Arpal ad esempio, per dare un riferimento italiano, anche se in questo momento non ha le competenze per farlo. L’Emilia-Romagna ad esempio è andata in questa direzione, cominciando a dare potere autorizzatorio a un’agenzia esterna. Secondo me è la cosa giusta, perché così si crea veramente una terzietà.

Sul nuovo Puc nel complesso, invece, che giudizio dà?
Onestamente non mi sento di dare un giudizio né positivo né negativo, anche perché non ho avuto il tempo materiale per studiarlo in maniera adeguata. Ho notato però che si è fatto qualche passo avanti su certi aspetti, come la riduzione degli indici di edificabilità, il blocco del consumo del suolo, il blocco di nuovi centri commerciali – e vorrei anche vedere, altrimenti nel cortile di casa mia c’è un bello spazio verde per costruire se vogliono. Quindi ci sono degli aspetti positivi, però quello che non mi convince sono i distretti di trasformazione: su area IP e waterfront di fatto c’è solo una riduzione delle volumetrie, ma non c’è un ragionamento su un diverso tipo di progettualità. È un’urbanistica della sottrazione, come la chiamo io, ma non è quella che vorrei.

Il tempo stringe però…
È proprio questo il punto! Come si fa a discutere quando tra pochi giorni il consiglio comunale non si potrà più riunire (l’11 giugno si terranno infatti le elezioni amministrative, ndr)? Ci sarebbero molte cose da approfondire e ci vorrebbe del tempo per farlo, non di certo qualche giorno. Al massimo, tra l’altro, riusciranno ad adottarlo, ma adottare e approvare sono due cose ben diverse. Tra l’adozione e l’approvazione infatti il piano può essere profondamente modificato. Quindi la prossima amministrazione, qualunque sarà, ma soprattutto se sarà una maggioranza diversa, lo potrà modificare. In più si sta costringendo il consiglio comunale a votare quasi a scatola chiusa.

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