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Futuro Aperto al PIN per riflettere sulla generazione Z assieme a famiglie e genitori In evidenza

La rete dei partner e sostenitori di Futuro Aperto ha sperimentato il primo incontro "speed" sul tema generazione Z

Domenica 7 aprile nei luminosi spazi del PIN, nella prima giornata di sole primaverile della stagione, dalle 10 alle 16.00, la rete dei partner e sostenitori di Futuro Aperto ha sperimentato il primo incontro “speed” - veloce - sul tema delle sfide della cosiddetta generazione Z, ovvero i giovani nati tra il 1996 ed il 2012, rivolto ai genitori ed alle famiglie.

Il progetto Futuro Aperto, finanziato dalla Fondazione Carispezia e dall’impresa sociale Con i Bambini, coinvolge 23 partner tra Deiva Marina e Fivizzano ed è stato ideato in piena pandemia per offrire opportunità extra-scolastiche agli adolescenti tra gli 11 ed i 17 anni (link). Sembrava infatti chiaro allora, e si è confermato nei mesi successivi, che le giovanissime generazioni, così come gli anziani, avrebbero dovuto sopportare negli anni a venire gli effetti dell’onda lunga del Covid.

Quasi al giro di boa del terzo anno - il progetto dura 4 anni ed è iniziato nel giugno 2022 - è emersa prepotentemente l’opportunità di ideare e creare uno spazio non formale, dinamico e non giudicante, di ascolto e confronto tra adulti: non solo i genitori, ma anche i nonni, gli esperti del settore, i docenti, gli operatori e in generale i cittadini e le cittadine che sentono la responsabilità di contribuire a creare una comunità educante accogliente e ispiratrice per le nuove generazioni.

Sono stati fatti molti tentativi in questo senso sul nostro territorio: dalla creazione del Centro Famiglie del Comune della Spezia, ad altre iniziative private come Family 360 - entrambe presenti alla giornata di oggi - ma anche altre realtà radicate nel territorio come l’Associazione La Famiglia, i Sogni di Benedetta ed ovviamente la rete dei servizi pubblici socio-sanitari che include i Comuni ed ASL 5, ed in particolare la neuropsichiatria infantile che ha fortemente contribuito all’ideazione ed alla realizzazione della giornata “speed teen”.

Il programma della giornata è nato come una scommessa: proibite le lezioni frontali tra “chi sa e dispensa soluzioni” ed il resto del mondo e spazio ad una doppia possibilità di interazione: gli incontri uno ad uno con gli psicologi, i pedagogisti, i nutrizionisti, i docenti, gli orientatori, i mediatori culturali, i volontari e tre chiacchierate collettive con gli esperti, nelle quali dopo una breve presentazione ispiratrice, tutti hanno potuto fare domande, mai banali e sempre generatrici di ulteriori approfondimenti. I temi generatori degli incontri di gruppo sono stati: “Radici ed ali. La complessità del crescere”; “Il cyberbullismo” e “L’educazione del sentire, i valori, gli atteggiamenti e la cura degli affetti”.

Dalla condivisione e dal confronto sono emersi numerose indicazioni sul bisogno di “esserci, essere presenti come adulti”, di ritrovare il tempo e le energie, perché ce ne vogliono e si fa fatica, di ripensare il ruolo dei genitori e degli educatori, di lavorare all’educazione emotiva ed ai sentimenti, di saper dare confini e regole ed anche dire tanti no, di imparare a conoscere il mondo dei ragazzi per essere pronti ad affrontare i rischi, oltre che alle opportunità, delle nuove tecnologie e dei nuovi valori che ogni generazione è chiamata a plasmare.

Rallentare e prestare attenzione, spegnere i cellulari, ma senza demonizzarli, mangiare insieme a tavola almeno una volta al giorno, diventano piccoli ma preziosi atti rivoluzionari per difenderci dalla tirannia della distrazione di un vivere troppo frenetico, “istantaneo” e poco empatico che genera tante solitudini e disorientamenti non solo tra i ragazzi, ma anche tra gli adulti.

Gli adolescenti mettono in discussione gli adulti e le loro certezze e fungono da cartina di tornasole dello stato di benessere dell’intera società, di tutte le generazioni senza distinzioni. Esiste una connessione indissolubile tra individui, società e sistema economico, sociale e culturale, che ha un impatto diretto, in positivo ed in negativo, sul benessere degli adolescenti. Ovviamente non ha senso generalizzare e come diceva Tolstoy nel celeberrimo incipit di “Guerra e Pace” “ogni famiglia è infelice a modo suo”: è importantissimo partire dal presupposto che gli adolescenti sono individui diversissimi tra di loro e che vivono in nuclei familiari diversissimi. Ma le disfunzionalità del nostro modello sociale colpiscono in tanti e in tanti modi diversi.

Purtroppo infatti non ce la passiamo così bene… è sotto gli occhi di tutti. Lo percepiamo e ce lo dicono i numeri duplicati da un anno all’altro delle richieste di supporto al sistema sanitario. Le sfide che affrontano i ragazzi e le ragazze nel percorso verso la soggettivazione e l’autonomia riguardano tutta la comunità: quando il ragazzo entra in affanno tutto il nucleo familiare ne soffre, è chiamato in causa ed entra in gioco il ruolo cruciale dei genitori nell'aiutare gli adolescenti a comprendere e gestire le loro emozioni e “spostare lo sguardo”, creando fiducia e attesa positiva del futuro.

I genitori rimangono tramortiti e doloranti davanti a certi fenomeni di cui si parla, ma ancora troppo poco: i disturbi dell’alimentazione, l’ansia e la depressione, l’autolesionismo e l’isolamento. Questi non possono essere letti unicamente come sintomi legati al giovane ed al suo contesto familiare, ma come veri e propri campanelli di allarme di una società sempre più competitiva e respingente. Non ha senso quindi la “leggenda negra dei bamboccioni” se la responsabilità è innanzitutto delle generazioni precedenti e quindi anche la ricerca delle soluzioni non può che essere condivisa.

Il malessere dei giovani appare spesso come come una scelta, per molti versi non del tutto consapevole e certamente sofferta, della morte sulla vita. E’ quindi urgente una riflessione sulle attuali tendenze sociali, tra cui l'alienazione, il narcisismo, le dipendenze e l'indifferenza, ed è collettiva la responsabilità di andare controcorrente, invertire la rotta e lavorare verso una società dove tutti possiamo imparare ad essere più empatici e responsabili.

La giornata si è conclusa con una chiamata all’azione ed alla presa di responsabilità: innanzitutto abbiamo di fronte a noi una grande occasione da cogliere nel creare spazi di incontro e di dialogo tra genitori, nonni, tutori, educatori e istituzioni per innanzitutto comprendere e poi affrontare le sfide educative comuni. Non dobbiamo rinunciare al nostro compito educativo come adulti e dobbiamo ogni giorno osservare con attenzione, cercare di ricreare delicati equilibri tra la presenza ed il lasciare andare. Non dobbiamo lasciare soli i ragazzi, ma neanche spianare troppo la strada ed inibire la loro capacità di fare e comprendere dagli errori.

Inoltre nella fretta delle emozioni forti ed effimere, gli adulti devono accompagnare i ragazzi ad imparare a coltivare e proteggere i sentimenti ed i valori attraverso l'azione pratica e la responsabilità personale. Nessuno dice che sia facile, ma siamo tutti d’accordo che sia urgente ed indispensabile.

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