La tradizionale fiera di San Giuseppe ha aperto i battenti da poco più di 24 ore e ha fatto registrare, come tutti gli anni, una grande affluenza. Nonostante la pioggia che si è abbattuta sulla città nelle ultime ore, tanti spezzini hanno risposto positivamente all'invito dei commercianti che hanno popolato le vie del centro.
La fiera, oltre ad essere un luogo dove le persone accorrono a caccia di affari tra vestiti, articoli per la casa e per la cura del corpo, è anche un posto dove ritrovarsi con amici e parenti davanti a pietanze tradizionali. L'evento, negli ultimi anni, ha visto l'aumento esponenziale di stand gastronomici.
Se da sempre a farla da padrone sono stati prodotti come la porchetta, i bomboloni, il croccante e la zeppola, adesso la situazione sembra essere cambiata. Girando per le bancarelle è facile trovare prodotti tipici del territorio italiano provenienti da tutte le regioni. Si parte dallo strudel, dolce tipico del Trentino Alto Adige, fino ad arrivare agli arancini siciliani, passando per culurgiones e seadas sarde, arrosticini abruzzesi e le intramontabili sfogliatelle napoletane. Addirittura, novità delle ultime edizioni, i confini della fiera attraversano anche l'oceano e arrivano fino agli Stati Uniti con il pulled pork.
L'effetto della globalizzazione si abbatte su una ricorrenza provinciale con effetti positivi in termini di partecipazione della comunità locale e di promozione di eccellenze del nostro territorio. Con una semplice navetta che collega i quartieri limitrofi al centro, le persone possono catapultarsi per un attimo in Sicilia, Campania e Trentino.
Dall'altra parte, questi stessi prodotti possono avere un impatto negativo sull'evento. Gli spezzini sono abituati a vedere la fiera come un'esperienza tradizionale che si ripete di anno in anno e che non stanca mai. Le novità che piano piano spostano il centro dell'attenzione dalla Spezia al resto dell'Italia rischiano di far perdere alla ricorrenza quella sua iconicità. Ne sono la testimonianza i pochi stand che, in questa edizione, promuovono realtà gastronomiche locali.
In attesa di capire quale sarà la novità del 2025, se assisteremo all'arrivo del sushi o dei ravioli cinesi, quello che sorprende è la mancanza di prodotti 100% liguri come la focaccia o il pesto.