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Svelate questa mattina le "Pietre di Inciampo" per non dimenticare le vittime dei campi di sterminio In evidenza

di Alessandro D’Asaro – Sono state poste 9 pietre in alcune vie della città dedicate a cittadini spezzini e 4 davanti all’ingresso dell’ex-Questura, dedicate ad alcuni poliziotti.

Sono state svelate nella giornata di oggi 9 “Pietre d’Inciampo” in varie parti della città in ricordo di alcune vittime spezzine deportate nei campi di concentramento.

La cerimonia è iniziata alle ore 10 in Piazza Garibaldi 2, dove è stata dedicata una pietra a Alfredo Righetti. A seguire, in Via Roma 106 dove la pietra è stata intitolata a Dario Derchi. Quindi in via De’ Nobili 79 sono state collocate due pietre dedicate a madre e figlio, Amelia Giardini Paganini e Alfredo Paganini. La mamma deportata e deceduta nel campo di Ravensbrück il figlio in quello di Flossenbürg. Quindi, in Via dei Mille angolo Corso Cavour, una pietra è stata dedicata a Elvira Finzi, deportata perché di origine ebrea, e collocata nel punto in cui gestiva un’edicola.
Alle 11.30 in Corso Nazionale angolo Via Parma sono state collocate due pietre, una intitolata a Antonio Virdis e l’altra a Giotto Peschiera. Quindi in Corso Nazionale una pietra è stata dedicata a Fernando Beconcini e infine in Via Buonviaggio angolo Via Sarzana a Vitruvio Ricciardi.

La Questura della Spezia ha aderito al progetto, posizionando presso il Palazzo della Provincia in via XX settembre, altre quattro Pietre d’Inciampo in ricordo dei poliziotti Nicola Amodio, Lodovico Vigilante, Annibale Tonelli e Domenico Tosetti, tutti in servizio presso la Questura della Spezia, deceduti nel campo di concentramento di Mauthausen.

 

L’iniziativa prende avvio diversi anni fa nel 1992, da un’idea di un artista tedesco, Gunter Demnig, quando venne invitato a Colonia per produrre un’installazione sulla deportazione di Rom e Sinti. Quel giorno gli successe una cosa particolare: una signora del quartiere dove dovevano installare l’opera lo fermò e gli disse che nessun Rom e Sinti era vissuto in quel quartiere. La donna non conosceva o forse non ricordava la storia dei suoi vicini di casa. E questo fece capire all’autore l’importanza di impedire ogni forma di oblio, di negazionismo e indifferenza. E da allora l’artista decise di dedicare la sua vita alla ricerca e testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste. E per spiegare la sua idea Gunter disse: “Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”.

Le “Pietre di Inciampo” sono Sampietrini della dimensione 10x10x9 cm con una superficie in ottone lucente sulla quale sono incisi il nome e cognome, la data di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte nel campo, questo per restituire individualità a chi era stato ridotto ad un numero. Vengono poste davanti alle ultime abitazioni delle vittime a cui sono dedicate o in altri luoghi significativi.
In Europa ne sono state installate oltre 70.000. L’obiettivo è quello di mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana, la loro casa, invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo e in quella data, per non dimenticare. “Inciampo” proprio perché i passanti quando le vedono si chiedono cosa siano queste pietre e vedendo l’incisione su di esse è come se “inciampassero” nella memoria.

La scelta delle dediche delle pietre non viene fatta da ANED, ma il protocollo concordato è quello che le famiglie stesse delle vittime chiedano questa dedicazione. L’ANED può collaborare successivamente per la ricerca storica, per la logistica, per inviare la richiesta in Germania, tenere i contatti con l’Amministrazione Comunale.

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