Dopo la pubblicazione dell’articolo su Olivia, bambina che ha donato la propria treccia di capelli per la creazione di parrucche da destinare alle donne che li hanno perduti a causa delle cure oncologiche, si è acceso un focus anche su alcuni aspetti importanti per i pazienti, ma talvolta sottovalutati, come l’impatto psicologico di alcuni effetti collaterali delle cure, tra cui la perdita dei capelli, soprattutto per le donne.
Intervistiamo il Dott. Pier Andrea Moretti, che rappresenta i Tecnici Sanitari e tanti professionisti nell’ambito della radiologia medica, della riabilitazione e della prevenzione. Figure importanti in ambito sanitario.
Ci vuole spiegare chi è Pier Andrea Moretti, qual è il suo ruolo?
Il mio ruolo è di Presidente dell’Ordine dei Tecnici sanitari e di radiologia medica, della riabilitazione e della prevenzione. Sono un Tecnico Sanitario di Radiologia Medica. Il Presidente è il rappresentante legale dell'Ordine e del Consiglio direttivo, presiede il Consiglio e l’assemblea dell’Ordine. Ha il compito di custodia degli Albi delle professioni e di fare osservare i codici deontologici, ha un potere disciplinare. Devo vigilare che le cure eseguite dai professionisti iscritti e garantire alla popolazione che le cure vengano eseguite da professionisti che hanno frequentato corsi di laurea specifici e che sono abilitati all’esercizio della professione. Devo garantire la gestione economica dell’Ordine con l’aiuto del Tesoriere e del Segretario, osservare tutte le leggi che vengono emanate che coinvolgono gli Ordini. L’Ordine è un ente sussidiario dello Stato. Nello stesso tempo devo vigilare sulla corretta iscrizione dei professionisti ai vari albi che coinvolgono 18 professioni, esse sono:
• Logopedia
• Podologo
• Ortottisti e assistenti di oftalmologia
• Tecnici della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (TNPEE)
• Tecnici di riabilitazione psichiatrica
• Terapisti occupazionali
• Educatori professionali
• Igiene dentale
• Dietisti
• Tecnici di radiologia medica
• Tecnici di laboratorio biomedico
• Tecnici di neurofisiopatologia
• Tecnici audiometrici
• Tecnici audioprotesisti
• Tecnici ortopedici
• Tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare
• Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro
• Assistenti sanitari
Lei nel suo percorso professionale ha lavorato come tecnico radiologo, ha incontrato molte persone costrette a curarsi con la radioterapia, con tutte le conseguenze che questa comporta. Ci può descrivere la sua esperienza?
Durante il mio percorso professionale ho lavorato per quindici anni in due reparti di cura di radioterapia; a Carrara e qui in Asl5. Qui ho chiuso la mia vita lavorativa. Devo dire che lavorare in questi reparti porta a conoscere persone di tutte le età. È molto bello stabilire un contatto con queste persone, perché vengono da noi con la speranza di guarire e le seguiamo per lunghi periodi e il nostro diventa un rapporto di amicizia. Ci raccontano la loro vita com’era prima della malattia e come è cambiata, e si sfogano sul loro stato d’animo. Bisogna saper rapportarsi con loro e stabilire dei rapporti che aiutano e sostengono. L’empatia è una cosa fondamentale per poter lavorare in questi ambienti. Non è facile abituarsi a convivere con la malattia oncologica, dobbiamo lavorare anche noi sulla nostra psicologia.
Quali sono gli effetti più invalidanti e dolorosi della radioterapia?
Dipende dal distretto corporeo che trattiamo, ci possono essere irritazioni di varia gravità; eruzioni cutanee tipo eritema fino ad ustioni di secondo grado, (vedi nei testa-collo e sulla mammella) disturbi intestinali (a livello addominale) disturbi della deglutizione e del gusto, debolezza e stanchezza in quasi tutti i trattamenti e perdita di capelli quando irradiamo l’encefalo. In più questi effetti possono essere aggravati dalla concomitanza della chemioterapia.
Per le donne in particolare, quanto è faticoso e doloroso affrontare cure così pesanti e con effetti così evidenti, non solo dal punto di vista fisico ma anche psicologico?
Nelle pazienti di sesso femminile colpite soprattutto a livello del seno e dell’addome per patologia ginecologica, dobbiamo affrontare il disagio dovuto alla chemioterapia che le coinvolge per la perdita dei capelli. Le pazienti donne sono molto sensibili a questo evento perché non accettano il loro aspetto senza i capelli e spesso ricorrono all’uso di parrucche in modo da ovviare alla assenza degli stessi. Molto spesso noi operatori sanitari dobbiamo intervenire psicologicamente in modo da alleggerire il trattamento mettendo a proprio agio le pazienti e infondere loro coraggio. Le troviamo molto depresse, un po’ dovuto alla patologia e un po’ vedendosi così diverse quasi che fossero più deboli e meno accettate.
A fine anno 2023, abbiamo pubblicato un articolo su una bambina dal nome Olivia che, tramite la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), ha donato la tua treccia di capelli per fare parrucche da offrire alle donne che li perdono a causa delle cure di chemio. Cosa ne pensa?
Trovo che sia stata una iniziativa molto importante. Devo dire che il gesto di quella bambina, che ha offerto la propria capigliatura per poter fabbricare una parrucca che possa alleviare quel disagio ad una paziente, sia una grande prova di sensibilità al problema e spero che altre ragazze più fortunate seguano questo esempio.
Le donne che lei ha incontrato durante le cure e che perdevano i capelli a causa della chemioterapia e radioterapia, conoscevano l'iniziativa della LILT sulla raccolta di capelli per creare parrucche?
Sinceramente non abbiamo mai avuto modo di affrontare questo argomento; quindi, non so rispondere a questa domanda. Di certo la LILT della Spezia si è sempre dimostrata molto vicina alle pazienti oncologiche con varie iniziative; quindi, penso che quest’ultime siano state informate, soprattutto dal reparto di Oncologia.